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Ucciso 38enne napoletano a colpi di pistola: arrestato il cognato. Legnano sotto choc

Risolto in tempi record il giallo del pregiudicato 38enne napoletano Gennaro Tirino, assassinato mercoledì mattina con 7 colpi di pistola in via Torquato Tasso a Legnano intorno alle 9,00.

A compiere il delitto Il 29enne Antonio Calello, meccanico di Legnano e fratello della compagna della vittima. L’uomo stanco di assistere ai continui maltrattamenti a cui era sottoposta la sorella da parte di Tirino avrebbe deciso di affrontarlo. Ne sarebbe nata una lite nella quale Tirino avrebbe puntato una pistola al cognato.




A quel punto accecato dalla rabbia Calello avrebbe strappato l’arma dalle mani dell’aggressore e premuto il grilletto 7 volte, colpendo la vittima al corpo e uccidendola all’istante. Nel corso della notte l’uomo avrebbe reso piena confessione agli inquirenti.

Davanti ai carabinieri di Legnano e al Sostituto Procuratore della Repubblica di Busto Arsizio, Nicola Rossato, l’omicida ha raccontato di aver vendicato le gravi violenze e percosse subite dalla sorella durante la convivenza saltuaria che i due avevano da poco.




Questo il commento del Procuratore Capo di Busto Arsizio Gianluigi Fontana in merito alla drammatica vicenda: “Gennaro Tirino è stato ucciso con almeno sette colpi di pistola, ma le ferite nel corpo sono di più: l’autore dell’omicidio è proprio il cognato. Si tratta di un ventottenne di Legnano, Antonio Calello, di professione meccanico.

Pare che Calello avesse deciso di affrontare il cognato dopo l’ultimo violenta aggressione subita dalla sorella il 25 settembre scorso, quando la donna dovette ricorrere alle cure dei sanitari in ospedale perché presa a calci e pugni da Gennaro Tirino”.




Secondo alcune indiscrezioni al meccanico 29enne non sarebbe stata contestata la premeditazione. Una brutta storia di violenze familiari e soprusi forse nascosti dalla donna per troppo tempo.

Odio covato nei confronti dello pseudo cognato e desiderio di vendicare la sorella avrebbero portato Antonio Calello allo scontro fisico con Tirino degenerato poi in omicidio che potrebbe in sede processuale trasformarsi in eccesso di legittima difesa. La vittima era armata e forse aveva sottovalutato la prestanza fisico del cognato.




L’uomo si sarebbe invece difeso bene riuscendo a disarmare l’aggressore e a sparargli. Ovviamente tutte ipotesi al vaglio dei magistrati chiamati a riscostruire l’esatta dinamica dei fatti e di conseguenza a stabilire le specifiche responsabilità penali di Antonio Calello.

Alfonso Maria Liguori

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