Omicidio di Gelsomina Verde, in carcere falsi colpevoli: le dichiarazioni del pentito di camorra

Grossi esponenti del sistema pagherebbero una quota mensile in carcere ai “falsi colpevoli” per comprare il loro silenzio

Rivelazioni inquietanti del pentito Pasquale Riccio, ex killer degli Abbinante nella sanguinosa faida di Secondigliano tra gli Scissionisti e i Di Lauro: ad uccidere la giovanissima Gelsomina Verde, torturata e bruciata il 21 novembre del 2004 per non aver rivelato il nascondiglio del fidanzato ai sicari e Carmela Attrice, assassinata il 15 gennaio del 2005 per non aver tradito il figlio, non sarebbero stati gli attuali affiliati detenuti con pena definitiva ma altri grossi esponenti del sistema che pagherebbero una quota mensile in carcere ai “falsi colpevoli” per comprare il loro silenzio.




Dichiarazioni che se confermate dai magistrati riaprirebbero di fatto procedimenti penali che hanno scosso, per la ferocia delle modalità esecutive, l’intero Paese. Ma andiamo nello specifico: secondo il collaboratore di giustizia a uccidere Gelsomina Verde non sarebbe stato Ugo De Lucia (detenuto con fascicolo recitante fine pena mai) ma Antonio Mennetta che avrebbe comprato l’omertà del pregiudicato versandogli una somma di 3000 euro al mese.

Inoltre nel 2012 sempre Mennetta avrebbe permesso alla famiglia di Ugo De Lucia di tornare nel rione del Perrone, da dove era stata allontanata con violenza, e spacciare droga. Anche per l’omicidio di Carmela Attrice Ugo De Lucia avrebbe riferito ai giudici che secondo il boss Vincenzo Notturno gli affiliati condannati per quel delitto sarebbero in realtà estranei alla vicenda.




E non solo: sempre secondo Notturno il clan Di Lauro li avrebbe lasciati senza alcun sostentamento economico. Al contrario avrebbe mandato loro denaro il ras Gennaro Marino in virtù del fatto che si trattava di affiliati che operavano nella zona denominata Case Celesti. Una piazza di spaccio e un’ingente somma di denaro mensile: tanto varrebbe per il sistema la libertà di un affiliato pronto a tutto pur di garantire alla famiglia un tenore di vita elevato.

Perché sia chiaro che solo e sempre di soldi si parla: un patrimonio inimmaginabile accumulato in decenni di spaccio all’ingrosso di stupefacenti, cifre iperboliche con le quali la camorra ha corrotto cattivi servitori dello Stato, politici, imprenditori e pubblici funzionari. Realtà sconcertanti che superano ampiamente per contenuti fiction a tema come Gomorra.




In pratica solo adesso potrebbero emergere i nomi dei reali responsabili di crimini orrendi: camorristi senza scrupoli protetti da un muro di omertà sconcertante alzato da chi è sarebbe pronto a tutto pur di garantire vacanze di lusso ai propri cari, vestiario firmato e auto potenti. Della serie: il prezzo della coscienza di un essere umano sarebbe quantizzato in 3000 euro mensili e una piazza di spaccio.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.