Il curatore fallimentare Massimo Sequino non si presenta in aula, doccia fredda per gli
ex lavoratori delle Terme di Stabia. Sono 42 quelli che hanno intentato causa contro la municipalizzata Sint (che gestisce i beni immobiliari delle terme) per ottenere l’assunzione.
La tesi del loro legale sostiene, in sintesi, che ci sia stato un trasferimento d’azienda dalle fallite Terme di Stabia a Sint nel momento in cui l’amministratore unico Biagio Vanacore ha chiesto e ottenuto la restituzione dello stabilimento.
Ieri mattina una folta delegazione degli ex termali è arrivata di buon ora al tribunale di Torre Annunziata dove era in programma l’audizione come testimone di Massimo Sequino, curatore fallimentare delle Terme, ovvero colui che ha prima consegnato i beni alla Sint e poi firmato le lettere di licenziamento. Sequino, però, ha glissato la chiamata del giudice Emanuele Rocco sostenendo, tramite il suo avvocato, di non essere stato convocato per l’udienza.
Così il giudice oplontino ha rinviato l’udienza che si terrà nel prossimo mese di novembre ed ha disposto agli uffici del tribunale di Torre Annunziata di inviare la notifica di convocazione al curatore fallimentare per la prossima udienza. Si tratta di una testimonianza importante che aiuterà a capire come mai la Sint non abbia assorbito anche la forza lavoro prendendo in carico solo la struttura delle Terme.
“Siamo delusi, speriamo che nella prossima udienza il dottor Sequino sarà in aula per ricostruire i passaggi della vicenda che sono già chiari dagli atti e dai documenti”, il commento degli ex termali arrivati ieri a Torre Annunziata. Intanto l’opposizione chiede la convocazione del consiglio comunale al sindaco Antonio Pannullo anche per il futuro della Sint.
“La crisi politica – il commento dei consiglieri di minoranza – sta bloccando il confronto su temi come Fincantieri e Terme. La vicenda del mancato adeguamento entro il 30 settembre, in consiglio comunale, della Sint ai dettami della riforma Madia evidenzia come lo stallo politico condizioni e blocchi la possibilità che le istituzioni possano lavorare liberamente e nell’interesse della città”.