Domenica è il 22 ottobre, ovunque, potrebbe essere solo un mero rilievo statistico o un rinforzo della memoria, ma a Torre Annunziata no, qui è ‘u vintiruie uttombr, qui è la giornata della festa.
Ben 196 anni fa, accadde qualcosa. Il Vesuvio ne fece una delle sue, eruzione, lava e discesa della stessa con conseguente distruzione di ogni cosa trovata al suo passaggio. Lo Sterminator Vesevo di leopardiana memoria aveva tuonato e poi vomitato fuori dalle sue viscere, il magma incandescente, ma Il popolo torrese, pescatori in testa, con fede, portò in processione la sacra effigie della Madonna della neve, quasi a voler sfidare la legge del Vesuvio. Il parroco del tempo, don Rocco Balì ed i fedeli, con suppliche e preghiere in Piazza Cesaro, invitarono la Vergine a mostrare la sua potenza, mentre ceneri, lapilli e lampi spadroneggiavano, ma miracolosamente un fascio di luce, squarciò il cielo e si posò sulla sacra immagine.
La paura, si chetò e da allora Torre Annunziata celebra in questa giornata la sua festa votiva per ricordare e rafforzare quel misterioso legame di fede alla sua Madonna nera che ha voluto rimanere in questi luoghi, concedendo mille prodigi.
E poi sarà festa, la processione lungo il corso, le migliaia di persone quivi giunte da ogni parte, si pesteranno i piedi nella calca, pur di far quel passettino in più. Le bancarelle, il torrone, le luminarie di sera e quel profumo di serenità, si infiltra dentro l’anima, ma… abbiamo dimenticato tutto? Il 7 luglio è passato invano? I sepolti sotto le macerie alla rampa Nunziante, sono diventati già un ricordo da dimenticare?
No, per me sarà festa, solo per la Madonna, solo per vederla passare tra la folla e null’altra cosa.
Ernesto Limito