Scandalo ricostruzioni post terremoto in Umbria, coinvolta anche una ditta stabiese

Dodici ditte sono finite nel mirino della Procura di Napoli che sta tentando di fare luce sulla ricostruzione nei territori colpiti dal sisma nell'agosto del 2016

terremotoContratti subappaltati ad altre società poco trasparenti, misure di sicurezza non garantite e dignità dei lavoratori calpestata. E’ ormai scoppiato lo scandalo post terremoto in Umbria che coinvolge ben dodici società in giro per l’Italia. Tra queste, anche una di consulenza con sede a Castellammare di Stabia che avrebbe, secondo la Procura di Napoli, falsificato certificazioni mediche e professionali che attestavano il possesso dei requisiti previsti dalle norme in materia di sicurezza.

Maggiormente coinvolte, però, sono quattro società con sede operativa nel napoletano. Tutte sono finite nel mirino della Procura partenopea che sta tentando di fare luce sulla ricostruzione nei territori colpiti dal sisma nell’agosto del 2016. In modo particolare, sarebbero state riscontrate alcune anomalie nella costruzione delle famose casette da consegnare alle persone che hanno perso tutto dopo il terremoto.

L’inchiesta della Procura

Il metodo scoperto dai magistrati napoletani è il seguente: le grandi ditte di costruzioni, dopo la vittoria nella gara ufficiale, affidavano il tutto ad altre ditte subappaltatrici che avevano il compito di portare avanti i lavori. In alcuni casi venivano falsificate anche diverse fatture che testimoniavano la realizzazione di case mai avvenuta. Inoltre, molte di queste ditte, hanno offerto lavoro a diversi operai senza le condizioni minime di sicurezza. Ogni giorno partivano, e partono, da Napoli diversi pullman (in pessime condizioni) diretti in Umbria costringendo molti lavoratori a compiere turni disumani.

Molti di loro erano in nero e soprattutto malpagati. Alcune società di consulenza, tra cui quella stabiese, avrebbero inoltre falsificato alcuni modelli che potevano essere utili per denunciare gli imbrogli e le precarie condizioni di sicurezza. Così facendo tutto funzionava per il meglio senza destare nessun sospetto. Un sistema criminale che ha funzionato per tutti questi mesi ma che è stato scoperto dalla Procura di Napoli che continua decisa nelle sue indagini. L’obiettivo è quello di scoprire l’eventuale infiltrazione camorristica. Sono partite, già da inizio ottobre, perquisizioni in tutte le società coinvolte e segnalate ai magistrati.

Un caso tipico italiano che sta facendo molto discutere anche a livello nazionale. Si sta tentando di eliminare l’infiltrazione camorristica dalle operazioni di ricostruzione dopo il terremoto dello scorso anno. Secondo quanto raccolto dai magistrati, inoltre, le ditte di costruzione iscritte nel registro degli indagati (quattro) avrebbero stretto anche alcuni rapporti con del personale della Protezione Civile per assicurarsi una vittoria negli appalti. Un giro di favori e di corruzione enorme che è stato scoperto in parte dalla Procura di Napoli sempre più decisa ad andare avanti per la sua strada.

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