A partire dall’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2018, le cartelle di pagamento notificate da Equitalia s.p.a. (oggi, Agenzia delle Entrate Riscossione) saranno soggette ad un termine di prescrizione di ben 10 anni, e non di cinque come – appena a novembre scorso – aveva stabilito la Suprema Corte di cassazione. ll disegno della Legge di Bilancio 2018 contiene, infatti, una serie di novità destinate ad incidere in maniera molto significativa sulla sfera patrimoniale dei cittadini.
Tra queste, corre l’obbligo di segnalare l’equiparazione tra la cartella esattoriale ed il giudicato, con la previsione di un termine di prescrizione decennale per le cartelle notificate, e non opposte, fino al 31/12/2017.
La norma porterà conseguenze pregiudizievoli per i contribuenti, in quanto – riscontrata la regolare notifica della cartella di pagamento – bisognerà attendere, salvi ulteriori atti interruttivi, il decorso del lungo termine di anni 10 per poter ritenere prescritto il debito sottostante. Il che accadrà anche con riferimento a quei debiti che invece, per loro stessa natura, sono soggetti ad una prescrizione più breve, come i contributi dovuti all’INPS – che si prescrivono in anni 5 – oppure la tassa automobilistica, che addirittura si prescrive in tre anni, decorrenti dalla scadenza del termine di pagamento.
Questa norma, invece, sta passando nel più totale silenzio da parte dei media. Solo la voce dei professionisti sembra gridare al delitto. In particolare, al Convegno «Diritti e doveri dei contribuenti» tenutosi nei giorni scorsi, l’avv. Angelo Pisani (Presidente di Noi Consumatori) ha lanciato l’allarme: «La mia è una richiesta di aiuto e di rivoluzione – dichiara il legale – organizziamoci prima che sia troppo tardi. Mi rivolgo alle persone intellettualmente oneste e vittime di questi speculatori, sovvertitori del diritto e della giustizia pur di far cassa sulla nostra pelle.
Non vogliamo essere rappresentati da tali politici che anziché regolarizzare Equitalia, come promesso e sbandierato, ora con nuova legge palesemente incostituzionale, ma oro per i burocrati ingiusti, vuole far rivivere per dieci anni crediti prescritti e togliere il pane alla gente infinitamente esposta a terribili esecuzioni».
Esprime la stessa indignazione ll’avv. Ylenia Zaira Alfano, del Foro di Torre Annunziata, Dottore di Ricerca in Istituzioni e politiche finanziarie e tributarie presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II: “Il disegno della legge di Bilancio si pone in chiaro contrasto con quanto stabilito, meno di un anno fa, dalle sezioni Unite della Suprema Corte, le quali con la sentenza 23397/2016, avevano finalmente chiarito che la mancata impugnazione della cartella di Equitalia non è sufficiente per consentire la trasformazione del termine di prescrizione, da breve a decennale, questo perché la cartella è un atto amministrativo che non può acquisire efficacia di giudicato”.
“Ho sempre sostenuto, insieme ad altri colleghi del Foro, che la cartella di Equitalia non possa essere paragonata ad un provvedimento giudiziale definitivo – continua l’avv. Alfano – e che, pertanto, l’art. 2953 c.c., non possa essere applicato alle cartelle esattoriali. Abbiamo dato voce a numerosi contribuenti, annullando cartelle per intervenuta prescrizione quinquennale. Ora, il legislatore vuole “frenare” questa dinamica vittoriosa per i cittadini, probabilmente per continuare a far fronte alle esigenze “di cassa”, trascurando completamente la tutela dei diritti e taluni principi fondamentali del nostro ordinamento”. Quando finirà questo continuo ed indisturbato prelievo dalle tasche degli italiani? Ah, saperlo!