Torre Annunziata, sfollati e fondi persi: lo scandalo del Quadrilatero

Nell’ottobre 1998, il tribunale amministrativo annullò l’efficacia del progetto. Ancora oggi l’Amministrazione non ha ottemperato ai suoi obblighi.

Non sono bastati i 30 miliardi versati dallo Stato a partire dal terremoto del 1980. Al Quadrilatero delle Carceri ci sono ancora gli sfollati nelle tende in attesa di una sistemazione. La scossa dall’Irpinia arrivò anche a Torre Annunziata. Quadrilatero e Penniniello furono le zone più danneggiate. Il colpo di grazia. Già nel ’46 lo scoppio

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del convoglio ferroviario che trasportava le armi degli alleati: la precedente coltellata inflitta al quartiere, nato con problemi strutturali alla base.

Da allora il nulla cosmico. Il centro storico oplontino continua a crollare giorno dopo giorno. Una situazione di costante emergenza, in lento e costante peggioramento. Nonostante i finanziamenti trentennali.

Le responsabilità

Le responsabilità sono molteplici. Andiamo per gradi. Con la legge 219/81 il Governo Nazionale stanziò i fondi per l’intervento post terremoto. All’epoca, l’Amministrazione approvò e rese esecutivo un piano di recupero complessivo dall’area del Quadrilatero ai vicoli della marina. Il Comune avocò a sé l’esecuzione, vietando di fatto la libera iniziativa ai singoli proprietari.

23 settembre 1985. Omicidio Siani, seguito da un veloce susseguirsi di sindaci fino al commissariamento. La ricostruzione, già esecutiva, si fermò.




1995. Elezione di Francesco Maria Cucolo, rimasto in carica per due mandati. Tutto era pronto. Il progetto avrebbe dovuto proseguire con celerità. Venne anche costituita una società per lo svolgimento. Non c’era burocrazia che potesse reggere.

Le sollecitazioni del Comitato per la ricostruzione post terremoto e gli esposti al Prefetto non bastarono a mettere in moto la macchina. Fu necessario il ricorso al Tar Campania per l’annullamento del piano paesistico imposto quasi venti anni prima.

Le sentenze

Nell’ottobre 1998, il tribunale amministrativo annullò l’efficacia del progetto. Ancora oggi l’Amministrazione non ha ottemperato ai suoi obblighi.

Il 4 dicembre 2012 arrivò una seconda sentenza. Il Comune venne condannato a risarcire di 1,4 milioni 55 proprietari di immobili, non avendo fatto nulla né per attuare il piano di recupero né, in alternativa, rimuovere tempestivamente i vincoli imposti da tale strumento.
Nell’aprile del 2009, in piena era Starita, venne presentato un altro progetto, firmato da “Collettivo Spazio” e dall’architetto Vito Del Gaudio.




«L’ente pubblico doveva provvedere alle infrastrutture ed i privati, attraverso un project financing, al recupero degli immobili. – affermava l’ex assessore Francesco Bisogno – I residenti rimasti avevano pensato di unirsi in una fondazione chiedendo a Palazzo Criscuolo di aderirvi, rinunciando anche al risarcimento danni. Pensare che con quei soldi risparmiati si potevano anticipare i lavori alle infrastrutture primarie. Avevo preparato la delibera per aderire alla fondazione ma per due anni è rimasta nel cassetto del primo cittadino». 10 milioni andarono persi.

Nel 2014 lo stesso progetto venne riproposto nel vano tentativo di accedere ai fondi europei per l’accelerazione della spesa. A dicembre ci fu una richiesta di 26 milioni.
Agosto 2015. Persi altri 3,5 milioni. Mentre venne speso un milione e mezzo per l’abbattimento e la muratura degli edifici pericolanti.




E arriviamo ad oggi. I palazzi si sgretolano, in pochi mesi molte persone sono state sfollate.

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Gli sgomberati del 9 settembre, «che entro la settimana successiva» avrebbero avuto un’altra sistemazione, sono ancora accampati in via Agricoltori.




La promessa

Ai microfoni di Luca Abete, inviato di Striscia la Notizia, l’assessore Luigi Ammendola ha dichiarato che il «Comune da solo non ce la fa, non ce la può fare. È stato chiesto aiuto alla Regione». E ha dato di tempo un mese per risolvere la questione.

 

Le ordinanze disattese

Per la stessa messa in sicurezza la confusione ha regnato sovrana. L’amministrazione ha ordinato, tramite ordinanza, ai proprietari degli stabili in pericolo di intervenire. Talvolta i destinatari degli edifici ormai abbandonati erano del 1800. Altre volte, gli interessati si sono rifiutati di agire. Palazzo Criscuolo avrebbe dovuto eseguire i lavori d’ufficio a carico dei proprietari, nel frattempo denunciati all’autorità giudiziaria.




E invece, il provvedimento finiva nel dimenticatoio. Come è accaduto a tutto il Quadrilatero, insieme ai suoi abitanti.

LEGGI QUI LA PRIMA PUNTATA DELL’INCHIESTA:   https://www.ilgazzettinovesuviano.com/2017/10/06/torre-annunziata-crolli-quadrilatero/

Roberta Miele

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