Quattro condanne all’ergastolo sono state chieste dal Pm della DDA Enrica Parascandolo nel processo per l’omicidio di Genny Cesarano, vittima innocente di un raid di camorra avvenuto il 6 settembre 2015 nel rione Sanità.
Il massimo della pena è stato chiesto per Luigi Cutarelli, Antonio Buono, Ciro Perfetto e Mariano Torre, mentre 16 anni di carcere sono stati richiesti per Carlo Lo Russo, collaboratore di giustizia, che ordinò il raid nel Rione Sanità. La sparatoria avvenne nell’ambito di uno scontro tra i clan Lo Russo ed Esposito.
“Sia fatta giustizia, nessuno dimentichi una pagina così drammatica. Giusta la richiesta della Procura”. Cosi su twitter Carmine Mocerino, Presidente della Commissione Speciale Anticamorra e Beni Confiscati della Campania, in relazione alla richiesta di ergastolo per i componenti del commando.
“Illustre famiglia Cesarano vengo con questo mio scritto parlandovi dal profondo del mio cuore, chiedendovi umilmente scusa per il dolore causato. Sperando che anche il nostro buon Dio mi perdoni dai miei peccati di un’ingiusta fine di un bravo e onesto ragazzo che sicuramente non meritava tutto ciò. Sono profondamente addolorato e rammaricato per quanto accaduto.
So bene che il mio dispiacere non rimetterà Genny in vita, ma spero con tutto il cuore che voi accettiate le mie scuse e perdono. Dalla mia giovane età mi porterò un enorme peso per tutta la vita”: questa la missiva inviata alla famiglia del giovanissimo Genny Cesarano dal killer Ciro Perfetto. Una richiesta di perdono che non avrebbe sortito alcun effetto in una famiglia che si è vista strappare un figlio appena adolescente dalla spietata logica della camorra.
Chi appartiene al sistema che non conosce alcuna pietà, pronto a premere il grilletto sempre e comunque anche se sulla traiettoria vi sono ragazzini innocenti. L’unica colpa di Genny Cesarano è quella di essersi intrattenuto con amici nel suo quartiere per scambiare quattro chiacchiere. Una realtà talmente allucinante quella emersa dal delitto Cesarano da rasentare l’osceno.
Decenni di inoccupazione, scarsa scolarizzazione e abbandono istituzionale hanno dato vita a modelli comportamentali che superano abbondantemente per ferocia e ignoranza quelli delle fiction a tema come Gomorra. Non si può combattere la camorra e qualsiasi altra espressione mafiosa senza attaccare le radici di questi cancri sociali, il sotto bosco culturale dove i malavitosi crescono spesso comprando a suon di euro la complicità di insospettabili professionisti e infedeli servitori dello Stato.
Alfonso Maria Liguori