Luna park in panchina: quando cambiare conviene. Le caratteristiche ideali del “subentrante”

È già cominciato il valzer delle panchine, in ogni categoria, anche in Italia

Il mondo del calcio è stato scosso dall’esonero clamoroso di Carlo Ancelotti al Bayern Monaco, con forse la possibilità di ripartire sorprendentemente dalla Cina. In attesa di conoscere il destino di Montella al Milan, la Serie A ha già salutato Marco Baroni alla guida del Benevento, il Cagliari ha detto addio a Rastelli e presto potrebbe essere la volta di Bucchi al Sassuolo. Anche in Serie B ci sono stati avvicendamenti importanti, su tutti l’arrivo di Marino al nuovo Brescia di Cellino. In Serie C non si è stati da meno, in particolare nel girone C: la capolista Lecce è nettamente leader del girone dopo aver già avvicendato tre uomini in panchina, l’ultimo dei quali Fabio Liverani.

Un girone dove anche la Juve Stabia è andata in contro ad un cambiamento importante, in seguito alla sconfitta nei playoff che lo scorso anno portò all’allontanamento dell’ex tecnico Carboni. Ora, alla guida dei campani, c’è la coppia firmata Caserta-Ferrara. Oggi occupano una posizione tranquilla di metà classifica, molto vicino alla vasta zona playoff, con una partita in meno rispetto a qualche squadra che ad oggi occupa posizioni avanzate.

Uno studio recente compiuto da Bwin ha messo in evidenza quelle che sono le caratteristiche principali che un allenatore subentrante dovrebbe avere, distinguendo fra coloro i quali prendono in mano squadre di alta classifica e chi invece deve salvare la squadra dalla retrocessione. Per chi deve lottare al vertice è fondamentale godere di esperienza europea, non è indispensabile la conoscenza del campionato in cui si allena e hanno un buon risultato i cosiddetti “promossi”, in stile Stramaccioni all’Inter arrivato dalla Primavera.

Il discorso cambia se si parla di tecnici che devono evitare la retrocessione della squadra in cui subentrano. Qui è fondamentale l’esperienza e conoscenza del campionato in cui si va ad allenare, non sono necessari titoli in bacheca ma sono indispensabili varie stagioni alle spalle (almeno sei) per poter dare alla squadra l’impronta necessaria alla salvezza.

Soprattutto nelle categorie inferiori diventa indispensabile rifarsi all’esperienza, magari anche di ex calciatori, come proprio nel caso di Liverani e Caserta, per cinque anni alla Juve Stabia, prima di diventarne anche vice-allenatore. Quasi due terzi dei cambi in panchina sono soliti avvenire entro metà stagione, addirittura un terzo solo nelle primissime dieci giornate del campionato.

Chi prima comincia, decidendo di imprimere una svolta tecnica, meglio finisce.

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