Sul Vesuvio ancora una volta un incendio. Uno di quelli pericolosi, micidiali, che ci riportano con la mente alla decennale questione irrisolta della Terra dei Fuochi. Mercoledì 25 ottobre, nella zona tra il ‘Campanariello’ e le ‘Ciaramelle’ a Boscotrecase è andata in fumo una delle tante discariche abusive che fanno del vulcano un grande sversatoio a cielo aperto. Amianto, questo il materiale principale che è andato distrutto.
L’area in questione è conosciuta ai più come luogo ‘tollerato’ da anni per gli sversamenti illeciti. Neanche lo spaventoso ed enorme rogo che a luglio scorso ha devastato l’intera area protetta è servito affinchè le autorità competenti – Parco Nazionale, comuni, regione – mettessero veramente mano ad un risanamento radicale del territorio pedemontano.
La politica-avanspettacolo continua a fare proclami, ad ipotizzare ai ‘grandi progetti’, a sperperare fondi pubblici senza che nulla si muova nel concreto per cercare di eradicare il marcio che ancora si annida sulle pendici vesuviane. Per un’ intera giornata, quindi , questo enorme deposito di materiale pericoloso ha bruciato nel silenzio più totale. Il fumo e le fibre, grazie anche al vento forte, chissà su quanta porzione di terra si saranno depositate.
Chissà quanti respiri avranno contaminato. Ma questo a chi importa veramente? La realtà quotidiana ci parla di una apocalissi continua e costante, dove gli abitanti rappresentano uno scarto, un’eccezione, un di più. Dopo quest’ennesimo disastro ripartiranno le dichiarazioni più o meno ufficiali, più o meno retoriche: più controlli, più droni, più videosorveglianza. Puàh! La solita solfa parolaia che servirà solo a nascondere le irresponsabilità di chi governa.
Mentre resterà ancora una volta inevasa la richiesta di protagonismo delle popolazioni residenti. Si, perché di questo bisogna essere persuasi: solo l’operosità di chi in questi luoghi alloggia può determinare un cambio di scenario. L’attività dell’uomo può essere utile se messa al servizio della collettività e certamente mille occhi sul terreno guarderebbero meglio di due, tre obiettivi collegati a chissà quale centro operativo tecnologicamente avanzato.
VIAN