Il Gazzettino vesuviano | IGV

Togliere i figli ai camorristi, c’è l’ok del Csm. Ma è polemica: è giusto o meno?

“Ora che anche il Csm ha dato il suo autorevole parere sul ritiro della patria potestà a quei genitori che fanno crescere i figli con la cultura camorristica e mafiosa, ci auguriamo che il Parlamento, in questi ultimi mesi di legislatura, approvi al più presto una norma che renda reale e fattibile quel che chiediamo da anni”.




Questo il commento del consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, ex Presidente dell’Associazione Studenti Napoletani Contro la Camorra, che da tempo invoca la revoca della patria potestà “per salvaguardare i bambini che vivono in contesti dove regna la cultura camorrista”. “Chiediamo al Parlamento di andare – ha precisato Borrelli – anche oltre le indicazioni del Csm ampliando l’area di intervento e comprendendo tutte quelle famiglie dove i figli non crescono con i principi di legalità.




Pensiamo ai genitori dei componenti delle baby gang che, quando i figli vengono identificati, li giustificano sempre, parlando di bravate e di esagerazioni da parte delle forze dell’ordine, anche di fronte a reati gravissimi commessi dai figli”.




Sulla stessa linea il Pm Catello Maresca che nel corso di una diretta radiofonica ha dichiarato: “Togliere i figli ai camorristi potrebbe essere un modo per dare un’alternativa a bambini e ragazzi, anche se non è un discorso semplice e servirebbe un confronto con esperti per capire quale è la strada migliore da seguire nell’interesse dei minori, così come è difficile pensare a una norma che comprenda tutti i casi perché sarebbe sempre preferibile giudicare e prendere decisioni caso per caso”.




Per concludere le parole del Procuratore Nazionale Antimafia lasciano poco spazio ai fraintendimenti in merito ad una delicatissima questione di carattere etico – giuridico: “Sottrarre i figli minorenni ai nuclei familiari mafiosi è una prassi giudiziaria che ha portato risultati ottimi a Reggio Calabria e che va consolidata a livello nazionale. È necessario però prevedere strutture adeguate alle necessità di accogliere ed educare questi minori, allo scopo di fornire loro le condizioni per un avvenire migliore”.

Alfonso Maria Liguori



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