«Il ministro Valeria Fedeli e i sindacati sono ben serviti. Ecco l’ordinanza». Il 27 ottobre 2017 il giudice del lavoro di Reggio Emilia Elena Vezzosi ha ordinato all’Ufficio scolastico regionale della Campania e all’Ambito territoriale provinciale di Napoli di assegnare ad una docente, aderente al CEDI, Coordinamento Educatori e Docenti Italiani, con titolarità in una scuola in provincia emiliana un posto di sostegno in deroga per l’anno scolastico 2017/2018.
È carta straccia la postilla di cui all’articolo 3 comma 1 del CCNI, firmato dalle associazioni sindacali. Come sostenuto dall’avvocato Angelo Coppola, del Foro di Nola, una volta terminati i docenti con specializzazione sul sostegno, il Miur non può stipulare nuovi contratti a tempo determinato, ma deve utilizzare gli insegnanti di ruolo che avevano già chiesto l’assegnazione provvisoria.
Un patto, tra sindacati e ministero, che ha ristabilito gli equilibri politici, ma ha creato una nuova questione meridionale con conseguenze negative sia sul corpo docente sia sugli studenti disabili. Agli alunni effetti da handicap verrebbe garantito, dagli insegnanti, senza specializzazione ma forti dell’esperienza pregressa accumulata, tutto il supporto necessario. D’altro canto, i “deportati” a causa della legge 107 del 2015, riuscirebbero ad avvicinarsi alle proprie famiglie.
I docenti, invece, sono vagabondi in balìa di un algoritmo «confuso, lacunoso, ampolloso, ridondante». Costretti, in mancanza di alternative, ad aderire al piano straordinario di mobilità, rischiano, in caso di rifiuto della nuova destinazione, la cancellazione dalle graduatorie ad esaurimento se non il licenziamento.
Eppure la situazione in cui versa la scuola nel meridione d’Italia necessiterebbe di maggiore forza lavoro.
Nelle aree più difficili e problematiche, a causa della mancanza di personale, non si effettua il tempo pieno, nemmeno nella Scuola dell’Infanzia, rendendo raggiungimento delle 40 ore settimanali è di fatto impossibile.
Così si è arrivati alla collisione tra insegnanti e sindacati, accusati di non aver difeso i lavoratori, ma di essere complice delle decisioni del governo. In tale mare magnum fatto di difficoltà, i docenti, nel tentativo di arginare le conseguenze delle manovre politiche, si difendono a colpi di ricorsi. E vincono.
Il Tribunale di Reggio Emilia, già con l’ordinanza 848 del 27 marzo 2017 aveva stabilito che per quei posti non possono essere nominati supplenti collocati nelle graduatorie ad esaurimento e d’istituto, poiché hanno priorità i docenti di ruolo richiedenti l’assegnazione provvisoria. Così una ricorrente di Cutro, titolare di cattedra in Emilia, aveva ottenuto l’assegnazione ad una scuola della provincia di Crotone facendo valere il ricongiungimento familiare.
La settimana scorsa una seconda decisione dell’autorità giudiziaria ha dato ragione agli “eterni precari”. La docente dovrà avere un posto sul sostegno in deroga. Ma molti sono i contenziosi sulla stessa scia. Miur e sindacati compiacenti sono avvertiti.
Roberta Miele