Marino, alias “moncherino”, era ritenuto con il fratello Gennaro, detenuto in regime di 41 bis per associazione di stampo mafioso e omicidio , esponente di spicco dell’omonimo clan all’epoca coinvolto in un violento scontro all’interno dell’ala degli scissionisti di Secondigliano per la gestione di una zona del quartiere di Scampia denominato Case Celesti.
Destinatari dell’ordinanza, in quanto responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro e con altri, di aver causato la morte di Gaetano Marino sono: Arcangelo Abbinante, considerato l’esecutore materiale, Giuseppe Montanera, Carmine Rovai, e Salvatore Ciotola che avrebbe fornito appoggio logistico al commando.
Tutti i fermati sono accusati di omicidio in concorso tra loro con le aggravanti di aver agito con premeditazione e con metodo mafioso, esplicitato dalle modalità inerenti sia l’organizzazione che l’esecuzione del delitto. Le indagini hanno permesso di riscostruire il movente dell’agguato : a scatenare l’ira omicida dei killer la faida di Secondigliano, che vedeva il gruppo Abbinate-Notturno-Aprea-Abete opposto alle famiglie Magnetti-Petriccione legate al clan Vanella-Grassi.
I riscontri immediatamente successivi, ottenuti grazie all’intercettazione di conversazioni telefoniche e ambientali tra gli indagati hanno inchiodato i responsabili dell’ennesimo omicidio di camorra all’interno di un conflitto malavitoso talmente violento da ispirare fiction a tema . Determinanti ai fini della risoluzione del caso per gli inquirenti le dichiarazioni alcuni collaboratori di giustizia: come fiumi in piena le gole profonde del sistema avrebbero solo iniziato a sbrogliare l’intricata matassa dei delitti eccellenti commessi tra Scampia e Secondigliano.
Il prossimo passo potrebbe essere quello di fornire l’identità degli insospettabili fiancheggiatori del crimine organizzato, ovvero dei cosiddetti colletti bianchi del malaffare. Della serie : i pentiti parlano la camorra che conta trema.
Alfonso Maria Liguori