Il clan Mazzarella originario di San Giovanni a Teduccio starebbe nuovamente tentando di controllare l’odioso fenomeno del racket nel centro storico di Napoli. A rafforzare quella che ormai appare più di un’ipotesi investigativa l’operazione di polizia eseguita stamane dalla Squadra Mobile di Napoli e dal Commissariato Vicaria – Mercato che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale partenopeo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia.
L’ordinanza è stata emessa nei confronti di affiliati al clan Mazzarella ed al clan Giuliano – Amirante – Brunetti, ritenuti responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso commessa nei confronti di un’attività commerciale in zona Vicaria Mercato. In manette sono finiti Maurizio Abbagnara (40 anni), Nicolas Brunetti (24 anni, cugino di Manuel Brunetti considerato uno dei fondatori del gruppo), Luca Capuano (26 anni), Gennaro Catoni (37 anni), Salvatore Celentano di 30 anni, Antonio Esposito (22 anni), Giuseppe Gambardella (26 anni) e Antonio Rivieccio (26 anni).
Lo scenario criminale del centro storico di Napoli appare oltremodo complesso da ricostruire: dopo la caduta del clan Giuliano con i pentimenti dei principali membri della storica famiglia malavitosa , tra cui l’ex ras Luigi ( alias o’RE) , lo stato di fibrillazione tra le nuove gang è aumentato esponenzialmente , come si evince dal reiterarsi di episodi delittuosi. La persistente conflittualità tra sodalizi antagonisti è espressione di una galassia criminale composta da un indefinito numero di famiglie, capeggiate da giovanissimi, che in breve tempo si trasformano da alleate ad antagoniste per l’acquisizione del controllo delle attività illecite, prima fra tutte lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Nelle zone di Forcella e della Maddalena permane l’antagonismo tra i nipoti dei Giuliano e i Mazzarella , con gli assetti criminali che risentono della recente spaccatura tra i Giuliano ed i Sibillo , sodalizi già fortemente segnati da arresti e condanne di affiliati. La ragione di tale frattura sarebbe da ricondurre a disaccordi sorti per la spartizione dei proventi dalle attività illecite: le due famiglie sembrano lontane dal raggiungere un’intesa, come indicano le numerose “stese” e pestaggi compiuti dai rispettivi associati.
Non meno in fermento lo scenario criminale nella zona Mercato, dove è storicamente presente la citata famiglia Mazzarella, che continua a gestire parte delle attività illecite tramite sodalizi di riferimento, pur avendo perso l’egemonia. In tale contesto si inserisce il tentativo di espansione nella zona delle Case Nuove del clan Rinaldi (originario della stessa area dei Mazzarella e vicino ai Giuliano ) e dei Sibillo , tentativo reso evidente da plateali azioni armate. In questo scenario caotico si rileva la presenza di un gruppo di giovani emergenti che avrebbero preso le redini del menzionato clan Sibillo, dopo l’arresto dei vertici, tentando di ricostruire la cosiddetta “paranza dei bambini” e , in rotta di collisione con i Giuliano, si sarebbero ritagliati uno spazio autonomo di azione sulla zona Mercato/Case Nuove.
In questo contesto un nuovo terremoto si sarebbe da poco abbattuto sulla mala del centro dopo la decisione di collaborare con lo Stato presa dal boss Vincenzo Amirante, capo della cosiddetta “paranza dei bambini”. Queste le prime parole del boss pentito ai giudici: “Mi pento, voglio cambiare vita”. E poi giù come un fiume in piena: nelle prime dichiarazioni rilasciate ai magistrati Vincenzo Amirante avrebbe accusato proprio il figlio Salvatore, alias “Sasà”, già detenuto per reati associativi.
Intanto secondo alcune indiscrezioni nel mirino della Giustizia potrebbero finire anche insospettabili professionisti e imprenditori sul libro paga della camorra. Alcuni pregiudicati si sarebbero già allontanati da Napoli per evitare arresti che a questo punto sembrerebbero imminenti. Qualche potente sodalizio criminale della periferia o dell’hinterland partenopeo potrebbe approfittare del momento di debolezza dei clan del centro storico per tentare la conquista criminale del territorio.
Alfonso Maria Liguori