Il Gazzettino vesuviano | IGV

Torre Annunziata, l’appello della vedova Veropalumbo: “Chi sa, parli. Dio perdona”

Carmela Sermino torre annunziata“Chi sa parli: Dio perdona tante colpe per un’azione misericordiosa”: questo l’appello lanciato a Torre Annunziata da Carmela Sermino, la vedova di Giuseppe Veropalumbo, carrozziere di Torre Annunziata ucciso da un proiettile vagante la sera del 31 dicembre 2007 (ad oggi resta sconosciuto il responsabile) mentre si trovava seduto a tavola di casa sua per festeggiare il capodanno in famiglia.




A 10 anni da quel tragico evento e alla vigilia dell’inaugurazione dell’immobile confiscato alla camorra a Torre Annunziata e assegnato alla Sermino, che si terrà il 16 dicembre prossimo, destinato ad ospitare le iniziative filantropiche dell’Associazione “Giuseppe Veropalumbo”, si chiede a viva voce un atto di umanità e coraggio da parte dei cittadini torresi: “Dopo 10 anni – ha precisato la Sermino – l’identità del criminale che ha segnato per sempre in negativo la vita di un’onesta famiglia resta sconosciuta.

Siamo certi di non avere a che fare con un delinquente di piccolo calibro dato il muro di omertà che ad oggi ha nascosto il nome del responsabile di un crimine tanto assurdo. Tuttavia ripongo grande fiducia nella generosità e nel cuore del popolo torrese: anche in forma anonima chi può fornire elementi validi all’identificazione di questo individuo che fatico a definire essere umano contatti le forze dell’ordine o la sottoscritta.




Pensate ad una bambina che ha perso il papà a 14 mesi, destinata a crescere senza una figura determinante nella formazione di una giovane esistenza a causa del gesto scellerato di un criminale senza scrupoli. Dimostriamo al sistema e alla perversa logica mafiosa che insieme possiamo essere più forti, abbattiamo una volta per tutte il muro di omertà che ancora blinda gente senza onore. Soprattutto pensiamo in modo altruista: la tragedia dell’altro domani potrebbe essere la nostra”.

Determinata e lucida Carmela Sermino non vuole vendetta ma chiede Giustizia nel rispetto delle leggi e del vivere civile: “Il concetto di vendetta – ha concluso Sermino – non appartiene alla mia cultura civile ne al mio credo religioso. Non ho mai pensato, nemmeno per un istante, a ragionare come quelli che hanno ucciso mio marito. Chiedo solo che venga fuori dopo dieci anni la verità, che la giustizia trionfi in realtà dove spesso ci si abbandona al fatalismo rinunciatario. Noi non siamo come loro e non lo saremo mai”. Parole toccanti, vere: ora ai cittadini torresi, a chi realmente è a conoscenza dei fatti, il delicato compito di mostrare come nonostante tutto principi morali e valori etici non abbiano mai abbandonato questi luoghi ricchi di storia e cultura.

Alfonso Maria Liguori



Exit mobile version