Napoli, Maria Cerbone: “Regalo emozioni a chi è capace di ascoltarle”

"Iniziava un periodo difficile fino a quando decido di spogliarmi di tutto, di lasciare tutto e di riempirmi di musica. Di nuovo lei. Di nuovo la musica"

Maria cerbone napoliLa strada ha ispirato tanti artisti. Musicisti, pittori, scultori. Tutti segnati dall’esperienza diretta con la vita che solo la strada sa offrire. La strada come meta. La strada come luogo. Un palcoscenico naturale dove il rapporto con il pubblico è diretto. Non subisce l’intermediazione che un qualsiasi palcoscenico comporta.




“Conosco la mia strada e la strada riconosce me” cantava Vinicio Capossela in uno dei suoi più fulgidi successi, Resto Qua, brano contenuto nell’album “Canzoni a Manovella” del 2001. E il palcoscenico della strada ha acquistato da qualche mese a questa parte un’altra interprete. Che si esibisce ogni giorno tra i vicoli di Via dei Tribunali e San Biagio dei Librai. Fisarmonica in spalla e tanta voglia di comunicare emozioni. Anzi, di regalarle come piace dire a lei. Lei è Maria Cerbone, una storia già lunga alle spalle nonostante la giovanissima età. Una storia lunga come una strada di montagna. A volte ripida, a volte tortuosa, ma capace di aprire lo sguardo a panorami mozzafiato.

“Io sono di Marianella e sono cresciuta in una famiglia ‘impegnativa’, per così dire. Uno dei miei zii, tanto per capirci, era monsignor Nappa Salvatore, fervido intellettuale e grande divulgatore della dottrina di Sant’Alfonso Maria de Liguori. È stato anche padre spirituale di Enzo Avitabile”. Insomma, la musica ha sempre avuto uno spazio, a volte anche inconsapevole, nella vita di Maria. E forse era questo il suo destino.




“È stato proprio lui a darmi la possibilità di cimentarmi per la prima volta con la musica. A 16 anni, infatti, mi sono ritrovata a dirigere il coro della chiesa di Marianella. Chopin, Bach, Mozart. Quelli furono anni di studio dei mostri sacri della musica classica”. A 18 anni la prima cesura. L’esordio società, come ama definirlo. “Avevo un lavoro normale e una vita che per molti rappresenta il naturale approdo della vita. Ma per me non era così. Iniziava un periodo difficile fino a quando decido di spogliarmi di tutto, di lasciare tutto e di riempirmi di musica. Di nuovo lei. Di nuovo la musica”. Prima però un viaggio alla ricerca di sé. Un viaggio alla ricerca della strada, appunto. Della sua strada. Quella giusta.

Una ricerca inevitabile dopo alcuni episodi che Maria ricorda con dolore ma senza perdere il sorriso: “Anche questa è vita”. La ricerca è svolta in camper, viaggiando su e giù per l’Italia insieme al suo inseparabile amico a quattro zampe Diego, nome scelto non per ragioni calcistiche, come si potrebbe immaginare, ma in onore della grande Frida Kahlo visto che Maria inizia anche a dipingere in quel frangente. Arriva in Calabria dove lavora la terra prima di tornare a casa. A Napoli. Dove la svolta decisiva si consuma anche grazie ai consigli di persone che le vogliono bene. Di altri artisti di strada. Solidali e sinceri. E finalmente la luce in fondo a un tunnel che sembrava non voler finire mai si inizia ad intravedere.




“Anche grazie a Cristian (Vollaro, nota voce del centro storico di Napoli che vanta anche qualche partecipazione ai talent più celebri ndr) ho deciso di intraprendere la strada della strada. E suonare senza più farmi problemi di alcuna sorta” spiega Maria. La scelta questa volta sembra quella giusta. Maria rinasce, prende lezioni di fisarmonica dal maestro rumeno Costel Lautaru. Inizia ad esibirsi in strada. Dove tra gioie e dolori ha conquistato il suo spazio.

“Non è facile suonare in strada. Le persone passano e a volte sembra che sei trasparente. Ma a me interessa regalare emozioni. Cerco sempre lo sguardo dei passanti per dedicargli un verso, una nota. Credo che la musica rappresenti davvero un linguaggio universale. L’unico in grado di mettere a tacere ansie, rivalità, guerre piccole e anche grandi”. E il futuro è un percorso tutto da costruire per Maria che però ha le idee chiare: “Voglio suonare sempre e regalare emozioni a chi vuole e sa raccoglierle”.

Luigi Mannini



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