Movida violenta a Napoli: resta in carcere il figlio del boss Vitale

Il ragazzo aveva chiesto di essere ascoltato dai pm che indagano sul ferimento di 6 ragazzi tra i 14 e i 19 anni, colpiti da proiettili, coltellate o caduti durante il parapiglia

rissa chiaia napoliResta dentro Giuseppe Troncone, figlio 20enne del boss Vitale, a capo del can omonimo con roccaforte nel quartiere di Fuorigrotta. Il Gip ha infatti convalidato l’ arrestato effettuato giorni addietro dalla Squadra Mobile di Napoli nell’ambito delle indagini su un episodio di movida violenta avvenuto la notte del 19 novembre scorso in via Carlo Poerio, nella zona del baretti del quartiere di Chiaia.




Il ragazzo aveva chiesto di essere ascoltato dai pm che indagano sul ferimento di 6 ragazzi tra i 14 e i 19 anni, colpiti da proiettili, coltellate o caduti durante il parapiglia seguito alla esplosione di colpi di arma da fuoco da uno scooter che passava tra la folla. A scatenare la violenza un banale diverbio iniziato tra 2 , più o meno giovani, di Napoli e dell’hinterland. Atteggiamenti assurdi dettati unicamente dalla volontà di primeggiare nel branco mettendosi magari in vista con le ragazzine più “in” della comitiva.

La peggiore distorsione del concetto di socializzazione, l’apoteosi del cinismo di strada figlio del costume camorristico tanto di moda , purtroppo, tra una parte dei giovanissimi che di sera, soprattutto nel weekend, affollano la zona dei Baretti a Chiaia. Il Questore di Napoli Antonio De Iesu si era espresso in modo inequivocabile in merito alla questione sicurezza nella movida partenopea : “Le forze dell’ordine fanno tantissimo, i fronti su cui sono impegnate sono molteplici, ma accanto all’attività repressiva è necessaria un’azione di rigenerazione. Bisogna chiedersi perché i quartieri hanno generato questi malviventi”.




De Iesu si era inoltre soffermato su un particolare che la dice lunga sul fascino esercitato dal modus operandi violento sui più piccoli : “L’età dei malviventi si è abbassata in modo preoccupante. Ci troviamo di fronte a giovani che esprimono una malvagità e un’assoluta mancanza di rispetto per la vita umana altrui. Una malvagità che non dovrebbe appartenere a ragazzi in alcuni casi nemmeno maggiorenni”.

Parole che dovrebbero far riflettere il mondo della politica e le istituzioni : non è più possibile assistere passivamente ad una simile implosione socio-culturale che macchia ulteriormente l’immagine e la credibilità della capitale del Mediterraneo mettendo nel contempo seriamente a rischio l’incolumità di ragazzi per bene rei solo di volersi divertire con i coetanei nella propria città.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.