Resta agli arresti domiciliari l’imprenditore Alfredo Romeo. Il Tribunale del Riesame di Napoli ha infatti confermato l’ordinanza di custodia eseguita l’8 novembre scorso nell’ambito del filone partenopeo dell’inchiesta sugli appalti Romeo. L’imprenditore è accusato di corruzione in relazione a otto capi di imputazione.
Il tribunale ha condiviso le argomentazioni dei Pm titolari dell’indagine , i sostituti Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Francesco Raffaele , poste a sostegno della misura cautelare firmata dal Gip Mario Morra che ripropone l’esistenza del cosiddetto metodo Romeo consistita nella ”spregiudicata creazione di rapporti interpersonali – come si legge nel provvedimento del gip – spesso di carattere corruttivo, con pubblici funzionari e rappresentanti delle istituzioni, al fine di aggiudicarsi appalti, superare disguidi o velocizzare procedure burocratiche”.
Uno squallore senza fine, la scoperta per l’ennesima volta di quanto tutti sapevano, delle collusioni eccellenti, del livello di corruzione raggiunto da un Paese ormai allo sbando sotto il profilo sia politico che istituzionale e soprattutto di come la fortuna di tanti colossi dell’impresa puzzi inesorabilmente di illegalità. Ascoltando i pareri della gente, delle persone comuni il coro è unanime: “Sempre la solita storia”. Nella rassegnazione degli italiani, nel mancato stupore per una vicenda giudiziaria che vede coinvolti personaggi legati alle alte cariche dello Stato chi è in buona fede non può che riconoscere l’alienazione sociale in cui gran parte degli onesti contribuenti ormai sopravvive.
Mentre si discute di Romeo, tra passerelle di avvocati dagli onorari inaccessibili alle persone che vivono di onesto stipendio, cifre faraoniche e interessi milionari onesti imprenditori, onesti sul serio, si tolgono la vita per la vergogna di non poter più far fronte alle spese e pagare i dipendenti. Per non parlare dei laureati che non riescono a trovare inserimento sebbene preparatissimi e dei tanti giovani che ormai guardano ai concorsi pubblici con diffidenza perché non dispongono di adeguata raccomandazione.
Quindi a prescindere dalla responsabilità individuale dell’uomo Alfredo Romeo ad essere stata colpita e messa seriamente in discussione è la credibilità della pubblica amministrazione e di conseguenza dello Stato. In sintesi: ancora una volta emerge la modernità del Sommo Poeta espressa chiaramente nei versi : “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello”.
Alfonso Maria Liguori