Così anche l’ex collaboratore “volontario” dello staff dell’ex sindaco Nicola Cuomo, di cui è anche cognato, Paolo Giugliano, ha chiesto di insinuarsi al passivo del fallimento di Terme di Stabia. Un crac avvenuto a marzo 2015 che ha portato al licenziamento di circa 100 persone che attualmente hanno avviato un procedimento giudiziario per chiedere la riassunzione.
Giugliano ha chiesto oltre 40mila euro, ma vediamo perché. Nel maggio del 2014 il cognato dell’ex primo cittadino ha ricevuto l’incarico di provvedere alla redazione di una perizia la stima per il congruo canone annuo di affitto delle Nuove ed Antiche Terme di Stabia e per il congruo valore di cessione del contratto di fitto.
L’incarico gli è stato affidato da Fulvio Sammaria, a quei tempi liquidatore e legale rappresentante della municipalizzata stabiese. Un incarico svolto con la redazione di una dettagliata relazione che è stata addirittura inserita nella procedura di concordato preventivo. Lo stesso concordato dichiarato inammissibile dal Tribunale di Torre Annunziata che ha portato quindi al fallimento.
Nelle scorse settimane un caso simile con la richiesta di 75mila euro da parte dell’avvocato Umberto Ostieri e di due suoi collaboratori. Tanti soldi per un concordato fallito ancor prima di essere presentato. Ma quel concordato non doveva essere a costo zero? Si tratta di motivazioni tecniche, politiche, oppure che altro? Nel frattempo, le Terme continuano ad essere devastate.