Echeggia ancora negli ambienti della mala che conta il nome di Lorenzo Nuvoletta, il padrino della camorra figlioccio del boss corleonese Luciano Leggio ,meglio conosciuto come Liggio (alias Lucianeddu), . Cellula attiva di Cosa Nostra in Campania, Lorenzo Nuvoletta fu indicato dai pentiti Gasparre Mutolo e Tommaso Buscetta come l’occhio e le orecchie dei corleonesi sul territorio campano, con particolare riferimento a Salvatore Riina e Luciano Liggio.
Particolari che eloquentemente tracciano i lineamenti di boss temuto particolarmente dal mondo politico imprenditoriale . Da sempre numero uno nel traffico di eroina e nel contrabbando si sigarette Lorenzo Nuvoletta ha ricoperto ruoli apicali all’interno della Nuova Famiglia che si opponeva allo strapotere della NCO di Raffaele Cutolo. Dopo il terremoto dell’80 Nuvoletta investì buona parte dei proventi del traffico di stupefacenti e nella speculazione edilizia, gestendo direttamente i cantieri della frazione Monterusciello a Pozzuoli e una parte di quelli dell’Asse Mediano.
Parliamo di infrastrutture di rilevante importanza pubblica , di mega cantieri attivi per anni sotto gli occhi di “tutti”, un dato questo che avrebbe dovuto far riflettere seriamente buona parte delle Istituzioni . Lorenzo Nuvoletta è stato un camorrista talmente potente da dialogare in quota paritetica con pezzi da ’90 della ‘Ndrangheta. La vicinanza con i corleonesi pose Nuvoletta in contrasto con i Bardellino fedelissimi al contrario dei palermitani.
L’asse d’acciaio (così era chiamata l’alleanza tra i Bardellino e i Nuvoletta contro Cutolo) si ruppe: i primi a colpire furono i Bardellino con l’omicidio di Ciro Nuvoletta (fratello di Lorenzo) e con la strage di Torre Annunziata messa in essere in pieno feudo dei Gionta per ridurre il potere del ras Valentino che ormai era divenuto una sola cosa con i Nuvoletta estendendo la propria leadership criminale ben oltre i confini torresi. Nel 1985 accadde un fatto che segnò per sempre Lorenzo Nuvoletta e l’omonimo clan: Valentino Gionta, all’epoca latitante, fu arrestato e un giovane cronista de Il Mattino indicò nei Nuvoletta i collaboratori delle forze dell’ordine per la cattura del boss di Torre Annunziata. Quel giornalista si chiamava Giancarlo Siani: secondo la sua ipotesi i Nuvoletta avrebbero “venduto” Gionta per giungere ad una pace con i Bardellino.
Un articolo che proprio non piacque ai Nuvoletta che decretarono l’uccisione del giovane cronista avvenuta il 23 settembre del 1985. Siani fu colpito a pochi metri dalla sua abitazione in piazza Leonardo a Napoli da due killer mentre era seduto all’interno della sua auto (la Citroen Mehari): i sicari lo centrarono al capo con 10 colpi esplosi da 2 pistole calibro 7,65. Si trattò del più vile e ignobile attentato compiuto contro un giornalista da parte della camorra. A dare il via ai killer di Siani fu materialmente Angelo Nuvoletta, fratello di Lorenzo.
Fatalmente da questo assurdo omicidio cominciò il declino dei Nuvoletta schiacciati dagli emergenti “Casalesi”: il boss Lorenzo fu arrestato nel 1990 e tra alterne vicende giudiziarie morì nella sua casa bunker il 7 aprile del 1994. Dopo 17 anni di latitanza venne catturato anche Angelo Nuvoletta nel maggio del 2001: recluso al 41 bis nel carcere di Spoleto per problemi di salute viene trasportato nell’ospedale di Parma dove finì il suoi giorni il 21 ottobre del 2013. Ancora oggi Lorenzo Nuvoletta rappresenta a Marano l’icona del boss sempre fedele alle ciniche regole dell’omertà come si addice ad un “uomo d’onore”.
Alfonso Maria Liguori