Ancora una “stesa” la scorsa notte a Napoli : teatro del gesto intimidatorio questa volta San Giovanni a Teduccio. Dieci bossoli esplosi da una pistola semiautomatica calibro 9×21 sono strati trovati in una veranda nei pressi di corso San Giovanni a Teduccio. L’abitazione in questione è di un presunto appartenente alla famiglia Rinaldi, considerato dalle forze dell’ordine esponente di spicco del clan che si contrappone ai Mazzarella.
In frantumi anche i vetri di una casa vicina. Il presunto destinatario dell’avvertimento malavitoso non era in casa al momento della “stesa” . A denunciare la vicenda una telefonata anonima giunta al centralino del Commissariato di Polizia Arenella. Qualcuno “stava sparando contro la casa del pregiudicato Sergio”. Radio Mala non avrebbe dubbi : venti di guerra spirerebbero sinistri tra i Mazzarella e i Rinaldi per il controllo degli affari illeciti sul territorio. La polizia in queste ore starebbe visionando i filmati delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona per risalire all’identità dei responsabili e all’esatta dinamica dei fatti.
Spaccio di stupefacenti, contrabbando, racket, usura : queste le attività per cui i 2 clan sarebbero sull’orlo dell’ennesima mattanza di camorra che questa volta potrebbe allargarsi al cuore di Napoli. I Mazzarella da anni manterrebbero una forte influenza criminale sul centro storico della città contrastati da rampolli della famiglia Giuliano ( una volta leader assoluta criminalmente parlando di buona parte della città con roccaforte a Forcella ) e da baby gang poco inclini a sottostare alle pressioni di sodalizi malavitosi “già accreditati”. Una situazione oltremodo caotica in cui gli stessi investigatori faticherebbero a districarsi : vecchie alleanze rotte da insospettabili tradimenti, quinte colonne tra i clan e accordi sottobanco contribuirebbero ad alterare continuamente gli assetti malavitosi sul territorio.
Per dichiarare guerra all’interno della camorra occorrono uomini , armi e una notevole disponibilità di denaro liquido. Gli ultimi sequestri eccellenti di beni immobili e mobili scaturiti dalle rivelazioni dei pentiti avrebbero indebolito le casse dei clan favorendo gruppi malavitosi esterni al circuito partenopeo che navigando in acque migliori potrebbero tentare un assalto massiccio per il controllo degli affari illeciti a Napoli e nell’hinterland.
Alfonso Maria Liguori