Il clan Gionta di Torre Annunziata, ultimamente colpito da pesanti condanne inflitte a pezzi da novanta dell’organizzazione( tra cui l’ergastolo confermato al capo del gruppo di fuoco dei “valentini” Umberto Onda) e da sequestri di beni mobili e immobili, potrebbe tentare strategiche alleanze con potenti sodalizi criminali napoletani per riorganizzarsi e riprendere il controllo assoluto degli affari illeciti sul territorio.
Gli uomini guidati dal boss mai pentito Valentino Gionta, detenuto dal 1985 nel carcere di Novara e dal 2007 sottoposto al 41 bis conseguentemente alla ripresa della faida a Torre Annunziata, potrebbero temere un colpo di coda degli acerrimi nemici Gallo – Cavalieri, famiglie malavitose di tutto rispetto con una spiccata dote imprenditoriale . Alleati con i Cesarano di Ponte Persica, i D’Alessandro di Castellammare e i Falanga di Torre del Greco i Gallo sono stati da sempre particolarmente temuti dal sistema nel vesuviano per la determinazione dei gruppi di fuoco, ritenuti oltremodo spietati e sanguinari.
Estorsioni, spaccio di droga, gioco d’azzardo, racket, contrabbando, truffa , corruzione, edilizia e appalti: questi i principali business dei Gallo che a metà degli anni ’90 spostarono i loro traffici in Spagna e nei Paesi Bassi gestendo il traffico di stupefacenti (eroina, marijuana e cocaina) in tutti i comuni vesuviani. Un primato che in poco tempo rese i Gallo un clan tra i più agguerriti e potenti del napoletano. Scaltro e spietato il super boss Pasquale Gallo avrebbe sempre imposto ai propri affiliati la massima disciplina governando il territorio, criminalmente parlando, con pugno di ferro.
Per frenare la faida esplosa tra i Gionta e i Gallo alla fine degli anni ’80 dovette intervenire direttamente il l capo di Cosa Nostra Salvatore Riina: un particolare che lascia pochi dubbi sul livello criminale dei due schieramenti malavitosi. Oggi i Gionta segnati da ripetute batoste ma incredibilmente uniti sotto l’egida del padrino Valentino potrebbero tentare accordi sottobanco con clan anche partenopei pur di risalire rapidamente la china e riconquistare vicolo per vicolo quella che per decenni è stata roccaforte dei “valentini”, ovvero il cuore storico della città a ridosso del porto e del Santuario della Madonna della Neve.
Della serie: dall’ergastolo in regime di 41 bis Valentino Gionta si sentirebbe ancora il “re” (criminalmente parlando) di Torre Annunziata fidando sull’ascendete ancora fortissimo inculcato in una parte delle nuove leve torresi dai vecchi affiliati che hanno conosciuto e lavorato a diretto contatto con il padrino oplontino.
Alfonso Maria Liguori