C’è anche un giovane ricercatore di Boscotrecase, Luigi Gennaro Izzo, tra il gruppo di scienziati che a Cape Canaveral, in Florida, negli Stati Uniti, sta lavorando nei laboratori dell’agenzia spaziale Nasa per metter a punto gli ultimi protocolli che serviranno ai semi di “Dacus carota” per mettere radici nello spazio. La navetta, dopo una serie di rinvii della partenza, dovrebbe salpare dal porto spaziale di Cape Canaveral, venerdì 15 dicembre, quando in Italia sarà pomeriggio inoltrato.
Izzo, che già da alcuni anni si sta interessando degli effetti della luce sulla crescita delle piante, ha lavorato assieme a due altri suoi colleghi, Sara De Francesco e Leone Romano, napoletani, della facoltà di Agraria di Portici, una delle più belle realtà scientifiche del Sud dell’Università Federico II di Napoli. Il gruppo è coordinato dalla professoressa Giovanna Aronne, docente di Botanica al Dipartimento di Agraria della facoltà porticese, diretto dal professor Matteo Lorito. Il progetto del gruppo di scienziati italiani, che è stato messo a punto con gli studenti del locale liceo scientifico Filippo Silvestri, ha come obiettivo quello di fare mettere radici in maniera normale alle piantine di carota che si svilupperanno sulla stazione spaziale.
Questo significa che mentre una pianta di norma mette le radici sotto terra, nello spazio, dove manca la gravità, può indirizzarle in ogni direzione. Per questo motivo sono state preparate delle cellette contenenti speciali terreni di crescita dove seminare le carote. Nella cella in cui le radici cresceranno correttamente, ovvero orientate verso il basso (ma lo si potrà vedere solo quando torneranno a terra), quello sarà il terreno di crescita di riferimento. L’esperimento, che si chiama “Multi-trop”, ed è parte del progetto messo a punto nell’ambito della “Expedition 52/53-Vita” è stato finanziato dall’Asi, l’Agenzia Spaziale italiana e dovrà essere attivato entro il 15 dicembre dall’astronauta Paolo Nespoli che già si trova sulla stazione.
Se la navetta non partisse nel giorno stabilito, l’esperimento dovrà essere rinviato a gennaio. I risultati si conosceranno quando le piantine sviluppate troneranno sulla terra, dopo l’epifania del 2018. La sperimentazione porterà grossi benefici sia nella conoscenza delle tecniche da usare per costruire serre spaziali dove si produrranno alimenti, ossigeno e acqua per gli astronauti sia quando si tratterà di usare energia e fertilizzanti sulla terra, al fine di ottenere rese maggiori a fronte di impieghi ridotti delle chimica.