Castellammare, anche il Comune vuole ancora soldi dalle Terme fallite

La cifra di cui parliamo è di 100mila euro e corrisponde al deposito cauzionale versato al Tribunale ai tempi del concordato preventivo poi bocciato

Anche il Comune di Castellammare cerca di insinuarsi nel passivo della società fallita Terme di Stabia spa. La cifra di cui parliamo è di 100mila euro e corrisponde al deposito cauzionale versato al Tribunale ai tempi del concordato preventivo poi bocciato dagli stessi giudici di Torre Annunziata. Il ragionamento con cui i legali di Palazzo Farnese stanno cercando di recuperare quei soldi è semplice: il concordato è stato bocciato, il deposito deve essere restituito. Ma quei 100mila euro sono finiti nel calderone del passivo e ora c’è bisogno che un altro giudice dia l’ok per lo sblocco.




Ma non solo: secondo alcuni quel versamento sarebbe dovuto essere effettuato da Sint, altra municipalizzata proprietaria del complesso delle Nuove Terme per il 98,1% (solo il restante 1,9% è detenuto dal Comune di Castellammare), e non quindi direttamente dal Municipio.

E quindi: il Comune è direttamente responsabile e proprietario di Terme. Una tesi che rafforzerebbe il concetto che stanno portando avanti nelle aule di giustizia anche gli ex lavoratori termali licenziati dopo il fallimento e che a questo punto chiedono la riassunzione.




Sul caso è intervenuto Carlo Carrillo, esponente di Forza Italia di Castellammare di Stabia. “Il versamento cauzionale di 100mila euro eseguito dal comune di Castellammare di Stabia, in nome e per conto di Sint spa, dimostra inequivocabilmente che l’azienda Terme di Stabia è una società appartenente di fatto alla partecipata Sint e che la necessità di attuare il concordato preventivo rientrava nelle specifiche competenze della società madre.

Indi, appare quantomeno inquietante l’evoluzione successiva della vicenda quando, su richiesta Sint di luglio 2015, è stata disposta la restituzione, dal giudice delegato(Del Sorbo) alla Sint spa del compendio aziendale.




Ma ancora più grave è risultato il comportamento di Sequino che dopo aver restituito, senza alcun esito e/o riscontro della Sint, il compendio immobiliare alla partecipata ‘orfano’ delle maestranze, ha provveduto in maniera ‘corsara’ a licenziare immediatamente il personale. Questa è la pagina nera scritta da una ‘cordata’ sprovvista di scrupoli ai danni dei lavoratori termali e della città di Castellammare”.



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