Secondo gli inquirenti Gionta jr aveva preso in mano le redini dell’attività estorsiva della cosca dopo gli arresti delle operazioni “Emergency” e “Alta Marea” ai danni di tutti i presunti elementi di spicco della cosca oplontina. Un’eredità pesante quella del giovane Valentino che ha sempre guardato con ammirazione alla condotta impeccabile, criminalmente parlando, del nonno condannato per associazione camorristica, traffico di cocaina, corruzione (2 appalti di edilizia scolastica e rete fognante del Quadrilatero delle Carceri, rione di Torre Annunziata dove lo stesso Gionta abitava, per un giro di affari nel primo caso di 33 miliari di lire e nel secondo di 11 miliardi e 800 milioni), duplice omicidio, concorso in estorsione ai danni dei grossisti del mercato ittico di Torre Annunziata e voto di scambio.
Il capo clan Valentino Gionta è detenuto dal 1985 nel carcere di Novara e dal 2007 sottoposto al 41 bis conseguentemente alla ripresa della faida a Torre Annunziata. Secondo alcune indiscrezioni provenienti da ambienti vicini alla mala oplontina i Gionta farebbero particolare affidamento su valentino junior che potrebbe essere coadiuvato nella gestione del clan da giovanissimi affiliati pronti a tutto pur di imporre la leadership del sodalizio malavitoso sul territorio.
Da non sottovalutare in questa escalation al potere camorristico il ruolo delle donne dei Gionta, con particolare riferimento a Nunzia Caso, moglie di Aldo Gionta, Gemma Donnarumma e Carmela Gionta , rispettivamente moglie e sorella del capo clan Valentino. In passato tra le “signore” dei Gionta erano nati screzi di natura economica culminati con un irruzione nel luglio del 2015 a casa di Carmela Gionta colpita con diverse coltellate da Nunzia Caso, Gemma Gionta e Pasqualina Apuzzo, tutte e tre accusate all’epoca dei fatti di tentato omicidio e associazione mafiosa.
Alfonso Maria Liguori