Ha un proprio piano regolatore da appena sette anni. Prima, a Casal di Principe, come in parte del Casertano, per tanti regno di Gomorra, gli abusi edilizi erano la norma. Anche per questo, ancora oggi, il Comune che ha dato il nome al clan camorristico tra i più ricchi e potenti d’Italia, quello dei Casalesi, vanta il poco invidiabile record di avere sul suo territorio tra le 1.500 e le 2.000 case abusive; per 600 di esse è intervenuta sentenza definitiva di condanna per i proprietari, e per 230 il tribunale ha emesso le ordinanze esecutive di abbattimento.
Questa mattina le ruspe inviate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, nell’ambito del procedimento diretto dal sostituto Domenico Musto e coordinato dal procuratore Maria Antonietta Troncone, hanno iniziato la demolizione di una villetta edificata in una zona coperta da vincolo sismico e da vincolo di inedificabilità posti dal piano regolatore comunale. Un segnale importante che testimonia la volontà dello Stato di affermare la legalità su territori per troppo tempo ostaggio della criminalità organizzata.
Il clan dei Casalesi è stato in grado nel tempo di costruire un vero e proprio impero economico attraverso il riciclo del denaro sporco in attività immobiliari, casearie, ristorative, alberghiere e in grossi centri scommesse sportive. Fiumi di denaro che hanno consentito agli uomini del boss Francesco Schiavone, alias Sandokan, di corrompere infedeli servitori dello Stato, politici, amministratori e imprenditori. A grossi professionisti della finanza il compito di ripulire i proventi delle attività camorristiche creando complessi sistemi di scatole cinesi nei quali inserire società difficilmente riconducibili ai clan.
Alfonso Maria Liguori