Gionta da un lato, Gallo dall’altro: il bollettino di guerra della camorra a Torre Annunziata

Il suo nome si affianca a quello dello stragista Umberto Onda, il boss dei Gionta condannato all’ergastolo

Droga e racket : queste le principali attività dei clan di Torre Annunziata. Gionta da un lato, Gallo-Cavalieri dall’altro : una guerra senza esclusione di colpi che dura da decenni e che ha prodotto un numero di morti ammazzati da bollettino di guerra. Agguerriti, storicamente presenti sul territorio e fedelissimi al padrino mai pentito Valentino i Gionta : carismatici, imprenditori del malaffare e ben ramificati a livello internazionale i Gallo –Cavalieri. Affiliato a Cosa Nostra e referente in Campania della mafia siciliana Valentino Gionta rappresenta ad oggi l’icona del camorrista mai tornato su suoi passi, prima legato al re del contrabbando Michele Zaza e poi alleato con i Nuvoletta di Marano.




Ufficialmente impegnato nel settore ittico della sua città negli anni ’80, esattamente dopo la sconfitta della Nco di Raffaele Cutolo, crea un clan di camorra autonomo e si schiera con i gruppi malavitosi della Nuova Famiglia. E’ in questo periodo che il business dei Gionta cresce esponenzialmente grazie al traffico d’eroina e al controllo assoluto del mercato ittico. Nel 1984 il clan Gionta subisce un duro colpo nella famosa strage di Sant’Alessandro che decima letteralmente i fedelissimi del ras Valentino. Un massacro ordinato da un’altra figura apicale della camorra, Antonio Bardellino, ed eseguito materialmente dagli uomini del super boss Carmine Alfieri. Valentino Gionta viene arrestato nel 1985, stanato in una tenuta degli storici alleati Nuvoletta a Marano.

Il clan ha subito diverse confische di beni nel corso degli anni , tra cui un appartamento a Torre Annunziata e due appezzamenti di terreno in Roma, per un valore complessivo di 850mila euro, sequestrati dalla Polizia, su disposizione della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Napoli, ad Alfonso Agnello, 51 anni, noto come «Chio’ Chio’», attualmente detenuto nel carcere di Opera dove sta scontando una condanna a 17 anni di reclusione. Agnello è ritenuto organico al clan camorristico dei Gionta, attivo nell’area torrese, rivestendo dapprima ruolo di scorta armata e mero guardaspalle e poi quello di esecutore di omicidi.




Il suo nome si affianca a quello dello stragista Umberto Onda, il boss dei Gionta condannato all’ergastolo per tre dei sei omicidi commessi tra il 1998 e il 2004 nel corso della sanguinosa guerra di mala contro il sodalizio criminale Limelli-Vangone. Sulla scia dei pezzi da 90 dei “valentini” una parte dei giovani torresi sarebbe pronta a scendere in guerra pur di appropriarsi criminalmente parlando del territorio oplontino, fortemente motivati a sventolare una sola bandiera malavitosa , quella dei Gionta.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.