Fino al 17 gennaio prossimo, al Teatro S. Carlo di Napoli è di scena “La Bohéme” di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Ilica, ispirato al romanzo di Henri Murger, che sottolinea alcuni elementi del vivere giornaliero nella letteratura francese. Il libretto non fu cosa semplice (impiegò 2 anni per vederne la luce, e la messinscena dell’opera, si rivelò una delle più armoniose del repertorio operistico italiano).
Puccini si ispirò al “clima” della Parigi del primo Novecento, in cui fa da sfondo il gelido inverno, raccontando un dramma della giovinezza che lentamente muore in una vita in cui prevale la miseria. La Bohéme, tra le opere più rappresentate al S,Carlo di Napoli, fece il suo debutto al Teatro Regio di Torino nel 1896, con un giovane Arturo Toscanini sul podio.
L’Opera originale si è mantenuta sull’impostazione della struttura drammatica primaria dello spartito che fu completata nel novembe del 1895, un anno prima della presentazione al Teatro S. Carlo di Napoli. La Bohème, afferma in generale la Critica, vuole essere una profonda considerazione che ribadisce l’immortalità dell’amore e dell’amicizia.
Federico Orsini