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Scafati, camorra: il boss Francesco Matrone primula rossa della Nuova Famiglia

Sarebbe ancora forte a Scafati l’influenza criminale del boss Francesco Matrone. Capo dell’omonimo clan Matrone è stato per anni primula rossa della Nuova Famiglia e uomo di fiducia dei boss Pasquale Galasso e Carmine Alfieri. Inserito nella lista dei più ricercati d’Italia Matrone venne arrestato nell’agosto del 2012 con due ergastoli sulle spalle per un duplice omicidio.




“A belva”: questo lo pseudonimo del ras che insieme all’ex boss Pasquale Loreto, da anni collaboratore di giustizia, gestiva un’organizzazione criminale particolarmente attiva non solo a Scafati ma in tutto il vesuviano. Carismatico, deciso e calcolatore Francesco Matrone appartiene alla categoria degli “uomini d’onore” che hanno sempre rifiutato di passare tra le fila dei cosiddetti “pentiti”.

Un boss che amava particolarmente gli animali e in particolare i cani: si racconta che al momento dell’arresto avvenuto in una casa rurale di Acerno (località dei monti Picentini) nel 2012 abbia chiesto ai carabinieri dei ROS che l’avevano stanato, in collaborazione con i colleghi del comando provinciale di Salerno, di consentire successivamente al figlio di raggiungere la suddetta abitazione (ben nascosta dalla vegetazione) per badare ai cani. Francesco Matrone rappresenta nello scacchiere criminale campano senza ombra di dubbio un ex membro apicale della Nuova Famiglia, capo e killer di estrema precisione, abituato a comandare senza deleghe all’interno del clan.




Matrone sarebbe indicato dagli inquirenti anche come ottimo manager, in grado di investire il provento delle attività illecite in pub, bar e ristoranti sparsi ovunque nel Paese. Secondo alcune indiscrezioni pare che il clan retto da ‘a belva ricevesse ambasciatori di altri sodalizi criminali del vesuviano nelle immediate vicinanze del casello autostradale di Scafati. In quella location si sarebbero strette alleanze, trattate partite di “merce” e, in alcuni casi, appianati dissapori nati tra i clan per questioni personali legate a liti tra i rispettivi affiliati, il tutto per evitare che gli eventi degenerassero in una vera e propria guerra di camorra.

E’ impensabile che camorristi dello spessore di Francesco Matrone non abbiano goduto di appoggi eccellenti nel mondo politico, delle migliori caste di professionisti campani e soprattutto dell’incondizionato consenso di una parte della popolazione , ovvero di quel mare di emarginati che soprattutto nei boss “mai pentiti” continua erroneamente a vedere figure epiche quasi da emulare, sempre pronte, a differenza dello Stato, a soccorrere i propri fedelissimi in difficoltà esistenziali.

Alfonso Maria Liguori



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