L’episodio potrebbe rivelarsi pericoloso. Non è infatti da escludere che una tale prova di forza, sotto la casa di un presunto boss, possa portare a risposte e quindi ad un inasprimento delle rivalità locali. Gli investigatori starebbero visionando i filmati delle telecamere di sicurezza presenti in zona per ricostruire l’esatta dinamica del raid e risalire all’identità dei responsabili. Un segnale preoccupante che per Radio Mala potrebbe essere l’inizio di una nuova guerra di camorra per il controllo degli affari illeciti sul territorio.
Egemone da sempre a Portici il clan Vollaro, fondato dal defunto ras Luigi , alias O’ Califfo. Luigi Vollaro , il padrino della camorra vicino ai vertici della Nuova Famiglia e in particolare del ras Carmine Alfieri. Lo pseudonimo di “califfo” gli viene attribuito negli ambienti di mala per la sua grande fecondità: 27 figli avuti da una decina di relazioni. Il clan Vollaro, particolarmente attivo nel traffico di stupefacenti e nel racket, ha combattuto due grandi guerre di camorra: la prima tra il 1977 e il 1997 dettata da scissioni interne che provocarono una ventina di omicidi e l’altra negli ultimi mesi del 2001 e i primi del 2002 contro il clan Cozzolino di Ercolano. Nel 1982 una pesante tegola si è abbattuta sul boss di Portici: è stato infatti condannato all’ergastolo per l’omicidio del 24enne Giuseppe Mutillo (affiliato agli stessi Vollaro) avvenuto nel 1980.
Il secondo ergastolo è arrivato per il “califfo” nel 2003 per l’omicidio di Carlo Lardone, un altro gregario dei Vollaro. Nello specifico sembra che Lardone abbia pagato con la vita l’intenzione di rivelare ai giudici numerosi reati commessi dal clan e le collusioni tra i Vollaro e alcuni politici nel sistema degli appalti truccati. Stroncato da un infarto in carcere nel 2015 Luigi Vollaro appare come il patriarca di una stirpe apparsa non sempre all’altezza, criminalmente parlando, del ruolo ricoperto da Luigi Vollaro all’interno della Nuova Famiglia. Una circostanza questa, ovvero l’inadeguatezza del riciclo generazionale, che avrebbe penalizzato nel tempo i clan che componevano la cupola di un’associazione camorristica talmente potente e temuta da essere menzionata nei libri di educazione civica in uso nelle scuole dell’obbligo.
Alfonso Maria Liguori