Il Gazzettino vesuviano | IGV

La primavera cade a novembre: la Castellammare bella e complicata di Angelo Mascolo

angelo mascolo la primavera non cade a novembreLa seconda opera di Angelo Mascolo rappresenta un’evoluzione del primo romanzo sotto molti punti di vista. Se il primo libro era forse caratterizzato da una “fretta” immotivata di chi vuole concludere contravvenendo al bisogno del lettore di saperne di più, La primavera cade a novembre segue un percorso completo. Mascolo chiude le linee quando bisogna chiuderle, le lascia aperte quando si tornerà a spaziare, si spera in un prossimo futuro. Ma è comunque un romanzo di corsa nel quale le parole scattano, si lasciano mangiare una dopo l’altra, proseguono dritto per dritto e accompagnano il lettore per mano fino alla fine.




L’autore per le avventure del commissario Vito Annone ha scelto ancora una volta un’ambientazione che gli è familiare, ancor più che ne Il Taglio della Mezzaluna che ci portava nel Cilento. Il palcoscenico sul quale si muovono Annone e gli altri è la Castellammare di Stabia del dopoguerra. Bella e malinconica, dura e orgogliosa, la città che affaccia sul golfo di Napoli non mostra quasi mai il sole. Un sole che dovrebbe normalmente battere su ambientazioni come questa. Qualsiasi altro autore avrebbe assecondato il bel tempo, il mare, la brezza. Ma non Mascolo, che sceglie Castellammare anche per le sue contraddizioni, come si pu ben capire dal titolo stesso del libro. E allora c’è pioggia, c’è vento, c’è il freddo che scuote gli abitanti impegnati a dimenticare, o a ricordare fin troppo come si vedrà, l’epoca fascista.




L’esatta descrizione di luoghi simbolo dell’epoca sono certamente uno dei punti di forza del romanzo, ma non è il solo. I personaggi sono tutt’altro che calati dall’alto: hanno i loro trascorsi, i loro perché, i loro motivi per essere proprio dove sono. Annone, su tutti in quanto protagonista, sa interrogarsi, cambiare atteggiamenti, camminare dove si può e stare attento dove non si potrebbe. Sa parlare con chiunque in quella sfaccettata e complicata realtà, e lo fa con il massimo della naturalezza. Si percepisce quasi fisicamente il rapporto tra il commissario e la guardia scelta Di Lorenzo e soprattutto tra Annone e sua moglie Teresa. Si sente la distanza che c’è tra i due e l’angoscia e l’amore del rapporto.

La trama è sapientemente fitta, complicata quanto basta per una cittadina di media dimensioni come Castellammare. All’interno troviamo due omicidi, un’avventura nell’avventura per Vito Annone che dovrà correre per stare al passo di chi mente e di chi dice la verità. Sempre nella pioggia e sempre nel vento che sferza anche i pensieri. Nella speranza di rivedere ancora il commissario stabiese magari chissà, stavolta baciato dal sole.

Francesco Ferrigno



Exit mobile version