Baby gang e social network, insulti e sfide sulla rete a Napoli e provincia

Quale migliore mezzo allora di Facebook per sfidarsi, in un italiano approssimativo o in dialetto, per affermare la propria supremazia nel branco

Il ruolo delle piattaforme sociali nella formazione di una parte dei giovanissimi a Napoli : insulti tra baby gang e sfide corrono sempre più spesso su Facebook alimentate dall’incapacità ormai palese dei soggetti in questione di interagire con il prossimo in modo costruttivo e civile. Questo il risultato di inadeguata scolarizzazione, inoccupazione e alienazione sociale : componenti che esplodono come ordigni micidiali all’interno di famiglie dove sovrana regna l’anarchia comportamentale dettata dalla profonda indigenza in cui si vive.




Quando parliamo di miseria non ci riferiamo ad un termine astratto ma alla difficoltà oggettiva di migliaia di persone di mettere insieme pranzo e cena. In tal senso il ruolo delle istituzioni e della politica ad oggi è apparso quanto meno insufficiente. Una manna per la camorra che con poche centinaia di euro compra giovani esistenze da trasformare in pusher , vedette e in alcuni casi killer. I ragazzi senza adeguate basi culturali e orfani di riferimenti concreti pubblici finiscono con il cedere alla lusinga di una vita agiata colorata dal rispetto ( in realtà paura) di chi gli vive accanto : quale migliore mezzo allora di Facebook per sfidarsi, in un italiano approssimativo o in dialetto, per affermare la propria supremazia nel branco, per sentirsi parte di un gruppo sia pure criminale e scellerato.




Sempre uguali i link pubblicati : dalle foto delle locandine di filma a tema come Scarface alle immagini degli arresti di boss del sistema , con tanto di commenti deliranti riguardanti pseudo codici d’onore e d’omertà. Tempo addietro avevamo intervistato alcuni adolescenti del centro storico di Napoli e le dichiarazioni erano state allarmanti : “ Non vogliamo vivere una vita povera – avevano precisato i ragazzi – ma contare qualcosa anche noi. Le nostre famiglie hanno bisogno e a noi tocca spesso portare qualche soldo a casa per andare avanti.




Lo Stato per noi sono le guardie quando si portano a qualcuno ( arrestano qualche esponente della camorra) del sistema la mattina presto : lavoro non c’è , soprattutto per quelli come noi che non hanno nessuno. Allora meglio una breve esistenza da leoni che stare su questa terra tanti anni ad elemosinare per campare”. Parole che dovrebbero far riflettere il mondo politico, le istituzioni e l’intera società civile. Drammi sociali ancora senza soluzione : forse perché al di la di tutto come recita una celebre melodia dell’artista Federico Salvatore “ chi urla oltre il muro non fa rumore”.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.