Grossi appalti pubblici, elezioni e camorra: quali sono i rischi?

Ci riferiamo ai colletti bianchi, agli insospettabili imprenditori collusi con chi può fare dallo studio di un palazzo pubblico la fortuna o la rovina di una società

Raffaele Cutolo ncoGrossi appalti pubblici, prossime elezioni governative centrali e camorra : scenari inquietanti all’ombra del Vesuvio. I potenti clan del vesuviano, le roccaforti di quello che resta della Nuova Famiglia potrebbero puntare proprio alla prossima tornata elettorale per barattare con qualche politico compiacente pacchetti di voti con mega appalti, una volta eletto il soggetto, sui quali mettere le mani. Un sospetto che da sempre aleggia a Napoli e in provincia supportato dai tanti rinvii a giudizio e dalla condanne inflitte continuamente ad esponenti della politica che conta, amministratori e infedeli rappresentanti delle istituzioni. Parallelamente al sistema propriamente detto si muoverebbe infatti un altro canale che lambirebbe il primo senza mai però ostacolarlo .




Ci riferiamo ai colletti bianchi, agli insospettabili imprenditori collusi con chi può fare dallo studio di un palazzo pubblico la fortuna o la rovina di una società, a quell’esercito di portaborse sempre pronto a cavalcare l’onda vincente. Il pericolo è che il momento di magra attraversato da noti sodalizi criminali operanti nel vesuviano come i Gionta di Torre Annunziata possa spingere le figure apicali delle rispettive organizzazioni a cercare un accordo con cavalli di razza della politica da posizionare in quel di Roma. Amicizie potenti e al momento giusto determinanti anche ai fini della creazione di complessi sistemi di scatole cinesi che consentano ai boss di riciclare il denaro sporco.




D’altronde basta pensare alla dichiarazione rilasciata dal super boss mai pentito Raffaele Cutolo dal carcere di Parma, dove è detenuto al 41 bis, per comprendere la concretezza di quello che sembra più di un sospetto : “Se parlo ballano le scrivanie di mezzo Parlamento. Dopo trent’anni? Molti di quelli che stanno adesso ce li hanno messi quelli di allora ,venivano a pregarmi. Per dignità non mi sono mai venduto ai magistrati. Se la sono legata al dito e hanno buttato la chiave”. Queste le parole proferite durante una famosa intervista rilasciata tempo addietro che dovrebbero far seriamente riflettere l’intera società civile. Sempre che ci sia interesse reale a questa riflessione. Un interrogativo che sconcerta gli onesti contribuenti nati alle pendici del vulcano più famoso d’Europa.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.