Camorra, quelle minacce di Angelo Moccia al boss Ferdinando Cesarano

Un atteggiamento che avrebbe scatenato l’ira del figlioccio di Moccia, Rosario Giugliano , alias o minorenne, che durante un’udienza a Salerno punì Ferdinando Cesarano

Ferdinando CesaranoBotta e risposta tra il super boss Ferdinando Cesarano e l’ex ras dissociato Angelo Moccia : “Nanduccio e Ponte Persica” avrebbe più volte screditato nelle carceri la figura di Moccia definendolo un soggetto inaffidabile del sistema, una pecora nera di quella che una volta era la Nuova Famiglia, un infame. Un atteggiamento che avrebbe scatenato l’ira del figlioccio di Moccia, Rosario Giugliano , alias “o Minorenne”, che durante un’udienza a Salerno punì Ferdinando Cesarano con un pestaggio esemplare.




Secondo o Minorenne infatti Angelo Moccia non sarebbe affatto un infame ma avrebbe mantenuto il carisma e la determinazione di sempre che lo avrebbe portato a dissociarsi dal sistema solo per ragioni strategiche legate ad evitare un accumulo di pene. Uno sgarro intollerabile quello subito dal ras Cesarano che ordinò ai suoi fedelissimi di sterminare la famiglia di o Minorenne. Questa voce giunse in tempo a Moccia che senza mezzi termini fece arrivare in carcere a Cesarano un messaggio da brividi : “ Se tocchi la famiglia di Rosario Giugliano vi distruggo persino i bambini nelle culle”.

Avvertimenti chiari, spaventosi nella ferocia dei contenuti lanciati da chi ha non avrebbe poi timore alcuno a metterli in atto. Per comprendere lo spessore dei boss in questione occorre descrivere brevemente l’’identikit di Ferdinando Cesarano : il ras deve scontare 3 ergastoli, più altri 12 anni e 3 mesi inflittigli in via definitiva per associazione camorristica nel 2006. n capo carismatico e spietato della Nuova Famiglia che ha sempre negato lo stretto legame con Carmine Alfieri.




Attraverso l’usura, il contrabbando, il racket, Ferdinando Cesarano ha accumulato negli anni un vero e proprio patrimonio: un potere economico tale da tentare di acquistare gli stabilimenti cinematografici De Paolis a Roma, operazione già avviata però da Pasquale Galasso che diventò, una volta passato tra le fila dei collaboratori di giustizia, tra i principali accusatori di Nanduccio ‘e Ponte Persica. I giudici scrissero di lui: “La straordinaria disponibilità economica consente a Ferdinando Cesarano di soccorrere gli imprenditori in difficoltà del vesuviano attraverso prestiti usurai a tassi d’interesse altissimi.

Inoltre Cesarano svolge una vera e propria funzione sociale sul territorio, intervenendo per dirimere liti e contrasti tra imprenditori concorrenti e scoraggiando nel proprio regno, anche con metodi estremamente violenti, la microcriminalità e lo spaccio di stupefacenti”. Ferdinando Cesarano è stato il braccio destro di Carmine Alfieri, sempre presente nei gruppi di fuoco impiegati negli omicidi eccellenti come la strage degli uomini di Valentino Gionta a Torre Annunziata, l’assassinio dell’imprenditore Antonio Malventi (sospettato di aver tradito Alfieri vendendo alcuni affiliati alle forze dell’ordine), fino al caso eclatante dell’uccisione di Peppe Rocco, pezzo da 90 dello schieramento di Alfieri punito con la morte per l’improvvisa decisione di mettersi in proprio.




Nanduccio ‘e Ponte Persica resta ad oggi una delle figure più rappresentative del sistema: un manager del crimine che nonostante la lunga detenzione a regime di massima sicurezza non ha mai pensato di collaborare con lo Stato. Un particolare questo che in certi ambienti ne fa una figura epica promuovendolo a super boss della camorra che conta.

Alfonso Maria Liguori



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