Per Gomorra è stato pagato il pizzo. Stamattina dal Tribunale di Torre Annunziata la sentenza che condanna il location manager di Cattleya a 6 mesi con sospensione della pena, Gennaro Aquino, mentre è stato assolto l’altro referente della casa di produzione, Gianluca Arcopinto, perché il fatto non sussiste. Chiuso il processo ai manager della serie tv sulla camorra, accusati di favoreggiamento.
Per il giudice monocratico, Gabriella Ambrosino, la produzione era a conoscenza delle richieste di estorsione per l’utilizzo della villa dei Gallo.
La richiesta dal carcere
Era in carcere, al 41bis, Francesco Gallo ‘o pisiello quando pretese la mazzetta per permettere di girare nella sua abitazione, all’epoca sotto sequestro, le scene di casa Savastano, tra i protagonisti della fiction. Recapitati nelle mani del padre, Raffaele zì Filuccio Gallo, 6mila euro direttamente dalla Cattleya.
Il pagamento
«Uno della produzione mi portò una busta chiusa con all’interno 5mila euro. Erano i soldi della produzione che io portai a zì Filuccio. Tutti sapevano. – ha raccontato Aquino durante l’esame dinanzi al pm Maria Benincasa – Non so chi li mise in quella busta, però Raffaele Gallo aveva minacciato di non farci più entrare in casa a girare, io avevo paura perché gli avevo dato la “mano di parola” e in certi ambienti è pericoloso non rispettare gli accordi. Mancavano mille euro, così li prelevai dal mio conto e li consegnai. Poi la Cattleya me li ha rimborsati.
Sapevano che i Gallo non erano persone proprio pulite, anche Gianluca Arcopinto, ma decisero che la villa bunkerata con quegli strani interni era quella giusta e vollero girare lì anche dopo l’arresto del proprietario e il sequestro della casa. Ho sbagliato, ma Cattleya non voleva che si facesse riferimento “ai problemi” che c’erano stati all’inizio».
Ora gli atti che riguardano le testimonianze di Maurizio Tini, Riccardo Tozzi e Giovanni Stabilini saranno trasmessi in Procura per una possibile falsa testimonianza.