Il rione San Marco vuole l’autonomia da Castellammare: la pazza idea che scuote i social

Parole al vento? Vedremo, ai cittadini l’ardua sentenza. Ciò che è certo è che questa zona della città terra di confine è stata dimenticata per troppo tempo

“Pur avendo assunto negli ultimi decenni tutte le caratteristiche di un notevole agglomerato cittadino con una sua propria economia (…) subisce tutto il danno dell’appartenenza a un Comune dal quale dista alcuni chilometri e dal quale si differenzia per le stesse caratteristiche della locale economia”. Parole dell’onorevole comunista Gomez D’Ayala che nel 1956 elaborò una proposta di legge per rendere autonomo il Comune di Santa Maria la Carità da Gragnano, di cui era frazione. La “secessione” arrivò solo molti anni più tardi, nel 1978, ma accontentò tutti.




Perché stiamo parlando di D’Ayala al giorno d’oggi? Semplicemente perché, come spesso accade oggi, sui social network sta nascendo qualcosa. Ovvero la volontà di dividere il territorio del San Marco da Castellammare di Stabia. Una provocazione da parte di un gruppo di cittadini? Beh, in molti stanno prendendo la cosa sul serio. Tutto è partito dalla polemica riguardante la realizzazione del doppio binario della Circumvesuviana fino alla stazione di Castellammare Centro. I lavori, infatti, potrebbero paralizzare completamente un rione, il San Marco appunto, già fin troppo trafficato, per la costruzione di un sottopasso.

Gli abitanti del quartiere conoscono bene il problema del traffico di via Cosenza, un’arteria che non solo collega Castellammare ai Comuni limitrofi di Gragnano, Santa Maria la Carità e Sant’Antonio Abate, ma ospita nelle sue vicinanze molte scuole di ogni ordine e grado. Il passaggio a livello taglia in due via Cosenza: eliminarlo potrebbe migliorare la situazione. Ma quanti anni di lavoro e di disagi dovranno sopportare i “sanmarchesi”?




Il sottopasso potrebbe essere la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E in molti già fantasticano. La sede del Comune? Villa Gabola (che attende un museo promesso dall’amministrazione da decenni). E sempre al San Marco si trova il complesso archeologico e lo stadio della Juve Stabia. E decine e decine di attività commerciali, banche e ufficio postale. Insomma, non manca nulla ai circa 16mila abitanti di questo rione. Il San Marco era una delle 5 circoscrizioni, la IV in particolare, abolite poi a causa della spending review. E già a quei tempi di vociferava qualcosa.

Parole al vento? Vedremo, ai cittadini l’ardua sentenza. Ciò che è certo è che questa zona della città terra di confine è stata dimenticata per troppo tempo e i residenti se ne sono ormai “accorti”. Il precedente tra Santa Maria la Carità e Gragnano potrebbe essere uno spunto. Intanto, qualcuno già si domanda: per andare allo stadio ci vorrà il permesso di trasferta?



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