Pagani, serata fredda e bollente. Al settimo minuto il solito Caso Naturale mette in rete il goal del provvisorio vantaggio: scoppia la torcida Savoiarda.
Si gioca, Avino, portiere del Nola non sa più come fare per negare il raddoppio ai Bianchi e salva con maestria il risultato per più volte. Il Savoia mette in campo la tecnica dei suoi uomini, ma Liquidato ha ben messo in campo i suoi uomini, che con un sano agonismo ingabbiano il sempre bravo Antonio Di Paola e Cecchetto, tarpando la ali al Savoia.
Il Nola si dimostra un avversario degno della finale e batti e ribatti, trova con Scielzo il goal del pareggio. A questo punto i bianchi accusano il colpo, ma subito dopo si riprendono e mettono in campo il cuore, la vera grande forza di questo gruppo. Si soffre, e i vari tentativi di Fava, Galizia, Esposito, vengono annullati dal bravissimo Avino. Si arriva ai supplementari sullo stesso clichè, ma il tempo passa, fino all’ultimo minuto quando il Savoia si riporta in vantaggio, ma il giardalinee rileva un fallo dei Bianchi ed Esposito di Napoli annulla. Mala sorte? No, brutto segnale, neanche. Ma il calcio è così. Sofferenza allo spasimo e si va ai rigori: Galizia trasforma, Cecchetto coglie la traversa. Mannaggia è serata? No ci vuole Gallo, il buon Ciccio subentrato al pur bravo Pezzella, fa due miracoli e si vola al giro di campo con quella coppa in mano che illumina la serata di tanti.
Dalla sofferenza nasce la gioia, il tripudio è grande e la Coppa arriva a Torre Annunziata, che sta cominciando a vivere, di nuovo, i suoi vecchi sogni: 108 anni di storia, la Leggenda continua, ed ora a Trani.
Quante partite, ho visto sino ad ora, tanti ricordi, misti ad emozioni, ma questo gioco non finisce mai di stupirmi, donandomi emozioni a non finire.
Non commento la partita, l’abbiamo vista in tanti, ma mi piace parlare del suo corollario.
Finita la gara, ci siamo messi in macchina ed io, che per l’occorrenza avevo ripreso la mia bandiera, sepolta dagli anni di buio, pregavo il mio amico Pietro di metterla fuori dal finestrino. “Ma fa fridd, Ernè” …embè dai cacciala fuori o la prossima volta vai a piedi. Mi ha ascoltato.
Giunti al varco dell’autostrada altre auto si sono affiancate, in perfetto ordine caotico, tipico della nostra mentalità, e qui ci rido, ma il bello doveva ancora venire.
Un’auto ci affianca, un bambino di pochi anni, caccia la testolina fuori e mi spara un “FOZZA SAVOIA”. La “r” forse non aveva ancora imparato a pronunciarla ma il concetto era lampante… i nuovi tifosi nascono e crescono a pane e Savoia.
Passano gli anni, il tempo cancella quasi tutto, ma la mia disordinata, caotica, mal governata Torre Annunziata, ora, e da più di un secolo, rimargina e dimentica le sue ferite amando una maglia bianca. E poi, non c’è solo la gioia, in questo gioco, ma anche la delusione e la rabbia, come quella dei nolani che hanno abbandonato lo stadio, lasciando i loro beniamini da soli.
Siamo, diversi, mastichiamo calcio e cuore insieme e so che se malauguratamente fosse successo a noi, dò per certo che li avremmo accompagnati fino alla fine ed oltre.
Ernesto Limito