Potere punitivo e politica del terrore: il clan Gionta e Torre Annunziata

I Gionta nascono criminalmente parlando nell’area portuale e nei vicoli a ridosso del santuario della Madonna della Neve, ovvero nel cuore storico del paese

Potere punitivo e politica del terrore : queste le armi con le quali il clan Gionta di Torre Annunziata ha dominato per anni criminalmente parlando il territorio. Il potente sodalizio camorristico creato dal super boss mai pentito Valentino Gionta ha terrorizzato commercianti e imprenditori con strategie violente finalizzate a rimarcare la presenza del gruppo sul territorio. Alfonso Agnello, alias Chio Chio, Umberto Onda , alias Umbertino : questi i nomi dei principali esponenti del gruppo di fuoco dei Gionta particolarmente temuti dagli storici rivali Gallo –Cavalieri.




I Gionta nascono criminalmente parlando nell’area portuale e nei vicoli a ridosso del santuario della Madonna della Neve, ovvero nel cuore storico del paese. Un ‘organizzazione malavitosa di stampo mafioso con il ras Valentino affiliato a Cosa Nostra e referente in Campania del sistema siciliano. Valentino Gionta è detenuto dal 1985 nel carcere di Novara e dal 2007 sottoposto al 41 bis conseguentemente alla ripresa della faida a Torre Annunziata. Il carisma di Don Valentino nascerebbe proprio dalla fede criminale incrollabile che nel corso degli anni ha fatto in certi ambienti torresi del potente boss un mito : “ Meglio crepare che tradire”, su questo slogan il ras di Torre Annunziata ha costruito un vero e proprio esercito di affiliati, fiancheggiatori , prestanome e imprenditori collusi, a cui va aggiunto l’elenco degli insospettabili professionisti, degli infedeli servitori dello Stato, dei politici e dei pubblici amministratori corrotti.

Grande antagonista di Valentino Gionta Pasquale Gallo, alias ‘o Bellillo: il boss della camorra oplontina che giurò di uccidere il rivale. Una faida iniziata alla fine degli anni ’80 e combattuta a suon di morti ammazzati per le vie di Torre Annunziata: particolarmente eclatante il raid compiuto dai Gallo che con un’autovettura penetrarono nella roccaforte dei Gionta a Palazzo Fienga e, fingendosi carabinieri, riuscirono ad uccidere due pezzi da 90 dei “valentini”. Un conflitto di proporzioni talmente vaste quello tra i due clan da richiedere l’intervento diretto dal capo di Cosa Nostra Salvatore Riina.




Oggi nonostante il grande lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla magistratura sarebbe ancora rilevante l’influenza dei clan oplontini in città con particolare riferimento ai Gionta. In mezzo gli onesti cittadini che continuano a sperare in una comunità che possa ritrovare la luce dei tempi andati e il posto che le compete nello scacchiere turistico –archeologico mondiale.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.