Insieme all’ex boss Pasquale Loreto, da anni collaboratore di giustizia, Francesco Matrone gestiva un’organizzazione criminale particolarmente attiva non solo a Scafati ma in tutto il vesuviano. Carismatico, deciso e calcolatore Francesco Matrone appartiene alla categoria degli “uomini d’onore” che hanno sempre rifiutato di passare tra le fila dei cosiddetti “pentiti”. Un boss che amava particolarmente gli animali e in particolare i cani: si racconta che al momento dell’arresto avvenuto in una casa rurale di Acerno (località dei monti Picentini) nel 2012 abbia chiesto ai carabinieri dei Ros che l’avevano stanato, in collaborazione con i colleghi del comando provinciale di Salerno, di consentire successivamente al figlio di raggiungere la suddetta abitazione (ben nascosta dalla vegetazione) per badare ai cani.
Secondo alcune indiscrezioni pare che il clan retto da ‘a belva ricevesse ambasciatori di altri sodalizi criminali del vesuviano nelle immediate vicinanze del casello autostradale di Scafati. In quella location si sarebbero strette alleanze, trattate partite di “merce” e, in alcuni casi, appianati dissapori nati tra i clan per questioni personali legate a liti tra i rispettivi affiliati, il tutto per evitare che gli eventi degenerassero in una vera e propria guerra di camorra. Ancora una volta si evidenzia il ruolo determinante di Carmine Alfieri e Pasquale Galasso nell’ascesa dei boss della malavita vesuviana. Personaggi in grado di detronizzare Raffaele Cutolo annientando di fatto la Nco, di unire i clan di Napoli centro a quelli della provincia con l’unico intento di creare una cupola che governasse criminalmente parlando l’intero territorio.
E’ impensabile che camorristi dello spessore di Francesco Matrone non abbiano goduto di appoggi eccellenti nel mondo politico, delle migliori caste di professionisti campani e soprattutto dell’incondizionato appoggio “popolare”, ovvero di quel mare di emarginati che soprattutto nei boss “mai pentiti” continua erroneamente a vedere figure epiche quasi da emulare, sempre pronte, a differenza dello Stato, a soccorrere i propri fedelissimi in difficoltà esistenziali.
Alfonso Maria Liguori