Un incendio è divampato, la scorsa notte, all’interno di un bar di Cava de’ Tirreni , in via Atenolfi, gestito dal padre di un giornalista di Fanpage, Carmine Benincasa, la testata giornalistica che nei giorni scorsi ha pubblicato un’inchiesta sul business dei rifiuti in Campania. A quanto si apprende dalle forze dell’ordine il locale era chiuso da alcuni giorni per lavori. Le fiamme sono divampate intorno alle 3,35. Per domarle è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco.
Sulla vicenda indagano i carabinieri del Reparto di Nocera Inferiore: bisognerà accertare se l’incendio sia doloso. Nei giorni scorsi un altro incendio è divampato in un edificio di via Sedile di Porto a Napoli dove risiede la cognata del direttore di Fanpage, Francesco Piccinini. Semplice coincidenze o atti intimidatori mirati ? Gli inquirenti manterrebbero il massimo riservo sulla faccenda. Una cosa è certa : quando si tocca l’argomento rifiuti si tirano in ballo interessi enormi e poteri forti.
Al di la di ogni considerazione soggettiva a questo punto la parola spetta alla magistratura : solo attraverso un lavoro certosino e professionale di indagini sarà possibile fare finalmente chiarezza su vicende delicatissime che colpiscono la salute dei cittadini in modo devastante. Atti criminali di cui però occorre identificare i reali responsabili colpendo i vertici di un sistema ormai presente come metastasi in ogni strato della società, istituzioni comprese. Perché sia chiaro che senza agganci importanti e soffiate giuste al momento giusto è impossibile mettere su certi vergognosi teatrini .
Ai giudici l’ardua sentenza che nel rispetto della dignità e della salute degli onesti contribuenti speriamo non tardi ad arrivare. Nella ferma convinzione che ogni individuo sia da considerare innocente fino a sentenza definitiva contraria sarebbe veramente giunto il momento di fare pulizia, di scoperchiare pentole per troppo tempo coperte dall’omertà di un giro d’affari impressionante mosso da personaggi di cui si spera presto di conoscere le generalità.
Alfonso Maria Liguori