Era una calda giornata d’estate, era metà lugli, era un periodo in cui i roghi sul Vesuvio e non solo erano diventati una vera e propria emergenza.

Un cielo giallastro sovrasta la valle del Sarno. Una scena apocalittica si apre agli occhi di tanti abitanti.

Un uomo, di sicuro non l’unico, avrebbe appiccato un incendio sulla pineta vesuviana dei Camaldoli, nella zona alta di Torre del Greco, usando un accendino trovato su un muretto.

“Senza molta convinzione”, ha ribattuto l’accusa durante il processo, l’uomo fu uno dei primi a contattare i soccorsi e a domare le fiamme.

Le conversazioni telefoniche tra alcuni sui familiari indicavano l’uomo come il responsabile di quel tremendo gesto. La difesa, invece, ha sempre sostenuto che l’uomo sia stato usato da capro espiatorio.

Il piromane, nemico del Vesuvio, fu arrestato nella città leopardiana e successivamente condannato a quattro anni e mezzo di carcere dal tribunale di Torre Annunziata come unico responsabile dell’incendio.

Le proporzioni delle conseguenze del suo atto furono esorbitanti. Il fuoco distrusse diecimila metri quadrati del parco nazionale del Vesuvio, meraviglia italiana che tutto il mondo ammira e conosce.

Le fiamme da Torre del Greco invasero l’intero monte. Si propagarono a destra e a sinistra dello “sterminator Vesevo”. Trecase, Terzigno, San Giuseppe, Ottaviano, tante le comunità coinvolte in un grande disastro ambientale.

Quest’ultima, Ottaviano, fu una delle poche città ad aver formalizzato la propria costituzione di parte civile.

Oggi, a distanza di molti mesi, il comune dove ha sede l’ente parco può star sicuro che sarà risarcito dal piromane condannato per uno dei roghi di quella torrida stagione.

“Lo abbiamo ritenuto un gesto doveroso”, spiegò il sindaco Luca Capasso di Ottaviano. “Un dovere perché il Parco siamo tutti noi e perché i danni provocati dagli incendi della scorsa estate hanno riguardato e riguardano un intero territorio. Abbiamo, anzi, letto sugli organi di stampa”, ha proseguito Capasso, “le dichiarazioni del difensore del piromane, che dice che i veri imputati dovrebbero essere i responsabili del Parco e dei Comuni: si tratta di una caduta di stile, di frasi inaccettabili che un professionista non dovrebbe mai pronunciare”.

Tutto finito? Per niente! Le tre procure coinvolte, Napoli, Torre Annunziata e Nola, stanno ancora lavorando per individuare gli altri artefici degli incendi boschivi appiccati la scorsa estate.

Danni ingenti per il territorio, per la vegetazione e per gli abitanti delle zone vesuviane che hanno dovuto affrontare non poche difficoltà.

Raffaele Massa

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