Il Vesuvio e la sua strada: storia di un’impresa epica

28 febbraio 1955. Una data storica per il territorio vesuviano. C’erano tutte le autorità e la Televisione, in bianco e nero, da poco nata in Italia, a riprendere quelle immagini delle auto che arrivavano a pochi metri dal cratere del Vesuvio. Si inaugurava l’”Autostrada Matrone” come nominata all’epoca per distinguerla dalla strda agli atipodi, dal lato di Boscotrecase, datata 1894, disegnata e realizzata a più riprese da Gennaro Matrone che trasportava, a dorso di asini, i turisti in cima al cratere. La “mulattiera Fiorenza” di fine 800 lasciava il passo alla “strada Matrone” che dal 1904 accoglieva i passeggeri della Ferrovia circumvesuviana diretti a Pompei e che sostavano alla Locanda “Pane Perz” a ridosso della strada e luogo di raccolta delle Guide del Vesuvio e, subito dopo l’eruzione del 1906, una volta lastricata,  prendere il nome di “autostrada del Vesuvio” per intercettare il grande flusso dei turisti automuniti che salivano al cratere dopo l’inaugurazione dell’Autostrada Na-Pompei nel 1927.

Costo finale dell’opera che, partendo da Boscotrecase (allora ancora unito alla sua ex frazione di Trecase) si inerpicava per i tornati del vulcano, circa 70mila Lire.

Da Goethe a Cechov, da Matilde Serao al sac. Ratti (poi divenuto Papa Pio XI) che salì in cima ad ammirare l’alba del nuovo  secolo (1900), al Re accompagato da Mussolini, pittori, artisti, musicisti, scienziati, registi. E poi, bambini, anziani, intere famiglie, gruppi turistici e gite scolastiche che potettero godere in assoluta sicurezza, delle bellezze offerte dal Vesuvio.

Dall’altra parte, sul versante ercolanese, c’era la funicolare (funiculì funiculà..si cantava), poi interrotta dalla lava dell’eruzione del 18 marzo del 1944.

Uno dei nipoti dell’ing.  Matrone, Antonio, anche lui di Boscotrecase, nel 1950, volle emulare l’impresa familiare per raggiungere l’altitudine dei 1030 metri intercettando i flussi turistici  che provenivano da Napoli, e impossibilitati a  percorrere in auto le ripide salite sterrate che partivano dall’Osservatorio Vesuviano. Così, prese la decisione di costruire a sue spese una strada percorribile e sicura. A guidarlo solo solo un incredibile attaccamento alla sua terra.

Stanco dei dissapori familiari con lo zio ing. Gennaro, come narra chi lo ha conosciuto e lo ha assistito nell’opera, per realizzare il suo progetto, sul tracciato di una vecchia mulattiera  che negli anni ‘20-‘30 col fratello avevano ridefinito, e raccogliere i fondi necessari all’opera, Antonio vendette tutte le sue proprietà, fortunatamente consistenti: poderi, residenze e terre.

In pochissimi anni, metro dopo metro, la strada che partiva dall’Osservatorio Vesuviano giunse a quota 1030  al piazzale da cui si poteva accedere a piedi al cratere.

Nel 1955 il tratto venne resa percorribile alle auto dalla Provincia di Napoli e successivamente inaugurato appunto il 28 di febbraio. Accorsero da tutta Italia per immortalare la colossale impresa di Antonio Matrone. Lui stesso ricevette i migliori complimenti per il suo lavoro, al punto da venir chiamato da tutti “ingegnere” pur non avendo alcuna laurea. Successivamente la strada venne gradualmente acquistata, a titolo gratuito, dalla Regione Campania.

Solo molto tempo dopo la morte di Antonio, quel tratto da lui creato prese anche il suo nome, mentre una targa apposta da sua moglie Genoveffa lo ricorda:

 

 

 

 

E lui la sua strada l’aveva voluta aperta a tutti mentre quella dal versante boschese era a tariffa.

Dopo 63 anni , l’Osservatorio Ambiente e Legalità vesuviano vuole fare memoria di quella impresa straordinaria per quei tempi, ricordando entrambi i Matrone, due temerari vesuviani che hanno saputo lasciare ai posteri un’esempio di quanto l’amore per il territorio in uno con la tenacia e la lungimiranza possa produrre opere eccelse al servizio dell’intera comunità.

A breve l’Osservatorio Ambiente e Legalità comunicherà data e luogo dove in un incontro pubblico saranno ricordati  l’ing Gennaro e il Cav. Antonio Matrone e le loro imprese.

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