Le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli e dalla D.I.A. hanno portato all’applicazione di un’ordinanza di applicazione di misura coercitiva nei confronti di B. P, detenuto presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere, e di M.D.N., destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari. P. è ritenuto responsabile di favoreggiamento aggravato nei confronti di Antonio Lo Russo, esponente di vertice dell’omonimo clan ed oggi collaboratore di giustizia.
P., infatti, durante il periodo della latitanza di Lo Russo, durata da maggio 2010 ad aprile 2014, aveva ricevuto da quest’ultimo 500mila euro, consapevole che si trattasse di parte della cassa del clan, per aiutare Lo Russo a limitare i rischi di sequestro. P. e D.N. sono ritenuti anche responsabili di interposizione fittizia di beni, avendo il primo attribuito fittiziamente al secondo la titolarità della società cui è riconducibile l’attività di ristorazione – sala per ricevimenti denominata Villa delle Ninfe con sede a Pozzuoli, per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione.
La gestione del ristorante, anche se formalmente esisteva un contratto di fitto d’azienda con una società apparentemente “terza”, era sempre stata di P., anche durante la detenzione di quest’ultimo, che deve scontare ancora 5 anni e tre mesi.
Alfonso Maria Liguori