Pasquale Gallo il ras di Torre Annunziata rinchiuso nel carcere dell’Aquila comanderebbe ancora l’omonimo clan pure essendo in regime di detenzione : a stabilirlo una relazione degli iqnuirenti basata su un dialogo tenuto in carcere , puntualmente intercettato, tra Pasquale Gallo, alias “o’ Bellillo” e il figlio, in cui il padre avrebbe esplicitamente chiesto al figlio come procedessero gli affari di famiglia. Quanto basta per annullare le richieste presentate dai legali di Gallo per l’annullamento di alcune ristrettezze imposte al boss: secondo i giudici dal colloquio avuto con il figlio emergerebbe ancora chiara la pericolosità criminale del soggetto.
Un’altra tegola sulla testa di “o’ Bellillo” il super boss della camorra oplontina che giurò di uccidere il ras rivale Valentino Gionta. Una faida iniziata alla fine degli anni ’80 e combattuta a suon di morti ammazzati per le vie di Torre Annunziata: particolarmente eclatante il raid compiuto dai Gallo che con un’autovettura penetrarono nella roccaforte dei Gionta a Palazzo Fienga e, fingendosi carabinieri, riuscirono ad uccidere due pezzi da 90 dei “valentini”. Ancora oggi l’asse criminale formato dal gruppo Gallo-Cavalieri darebbe filo da torcere agli storici Gionta per il monopolio degli affari illeciti in città. Un conflitto di proporzioni talmente vaste quello tra i due clan da richiedere l’intervento diretto dal capo di Cosa Nostra Salvatore Riina: il numero uno della mafia venne direttamente da Palermo per far stipulare un accordo tra i Gionta e i Gallo.
Scaltro e spietato Pasquale Gallo ha sempre imposto ai propri affiliati la massima disciplina governando il territorio, criminalmente parlando, con pugno di ferro. Nessuna indulgenza per chi sgarrava o si mostrava debole nei confronti dei clan nemici. Alleati con i Cesarano di Ponte Persica, i D’Alessandro di Castellammare e i Falanga di Torre del Greco i Gallo sono stati da sempre particolarmente temuti dal sistema nel vesuviano per la determinazione dei gruppi di fuoco, ritenuti oltremodo spietati e sanguinari. Estorsioni, spaccio di droga, gioco d’azzardo, racket, contrabbando, truffa , corruzione, edilizia e appalti: questi i principali business dei Gallo che a metà degli anni ’90 spostarono i loro traffici in Spagna e nei Paesi Bassi gestendo il traffico di stupefacenti (eroina, marijuana e cocaina) in tutti i Comuni vesuviani. Un primato che in poco tempo rese i Gallo un clan tra i più agguerriti e potenti del napoletano.
Uno strapotere che i Gionta non hanno mai tollerato: un’opposizione quella di Valentino Gionta continua alle mire espansionistiche di Gallo e soprattutto al monopolio del boss Pasquale su Torre Annunziata. “Una questione d’onore”: queste le parole di Gionta per giustificare una faida che andava ben oltre i soli interessi economici. Tanto che il 16 agosto del 2006 all’esterno dello stadio Giraud di Torre Annunziata venne trucidato Natale Scarpa, padre di un esponente di spicco dei Gallo. A sparare, secondo le rivelazioni dei pentiti, furono due killer dei Gionta, ovvero Luigi Maresca e Francesco Amoruso (deceduto in stato di detenzione al 41 bis): assolti invece i figli del ras Valentino Pasquale e Aldo, il primo con formula piena e il secondo per insufficienza di prove.
Deus ex machina della mala torrese Pasquale Gallo ha sempre conteso a Valentino Gionta lo scettro di “re di Torre Annunziata”: una competizione criminale che ancora accende gli entusiasmi incoscienti di una parte dei giovani torresi pronti a ostentare tatuaggi che identificano l’appartenenza a uno dei due clan. Grido di guerra dei giovani affiliati dei Gallo sempre lo stesso che lascia poco spazio ad eventuali dubbi: “I valentini devono cadere”.
Alfonso Maria Liguori