Imbrattata l’auto di Dora Lo Russo mentre si trovava parcheggiata in via Caprera a Scampia, luogo di residenza della sorella degli ex boss attuali collaboratori di giustizia Salvatore, Carlo e Vincenzo. Sull’accaduto indaga la polizia di stato: secondo alcune indiscrezioni potrebbe non essersi trattato di un atto teppistico fine a se stesso ma di un vero e proprio avvertimento nei confronti di un parente diretto del gotha del clan Lo Russo, ovvero dei cosiddetti “capitoni di Miano”.
Ormai l’organizzazione dopo il pentimento dei fratelli Lo Russo sarebbe allo sbando : pregiudicati una volta affiliati al gruppo criminale dei “capitoni” oggi per sbarcare il lunario si sarebbero dati alle rapine e ai furti in appartamento. Un particolare che la dice lunga sul declino di un clan fino a poco tempo fa considerato tra i più potenti del sistema partenopeo. Gli inquirenti oltre allo sfregio messo in essere da qualche vecchio affiliato ai Lo Russo per la decisione di pentirsi presa dagli ex ras seguirebbero anche la pista dell’intimidazione nei confronti di un componente diretto della famiglia per ammonire i congiunti dal rilasciare dichiarazioni scottanti ai magistrati.
E qui la cosa si complica : insospettabili colletti bianchi e professionisti di prim’ordine sarebbero stati sul libro paga dei Lo Russo che tra le tante attività avevano il controllo delle pulizie in grossi nosocomi partenopei tramite società di copertura. Non solo : lo spessore criminale dei “capitoni” sarebbe stato tale da mettere gli stessi a conoscenza di grossi segreti della camorra che conta, di intese sottobanco con infedeli servitori dello Stato e collusioni eccellenti con rappresentanti della politica. Particolari che se rilevati ai magistrati potrebbero scatenare un vero e proprio terremoto in città dalle conseguenze inimmaginabili anche all’interno della cosiddetta Napoli bene. In tal senso il gesto intimidatorio potrebbe essere solo un primo ammonimento: in certi contesti ci vuole poco a passare dalle minacce, più o meno velate, all’eliminazione fisica dei soggetti condannati nel più feroce e plateale dei modi.
Alfonso Maria Liguori