Imbrattata l’auto della sorella del boss di Miano: un avvertimento?

Sull’accaduto indaga la polizia di stato: secondo alcune indiscrezioni potrebbe non essersi trattato di un atto teppistico

polizia notte secondiglianoImbrattata l’auto di Dora Lo Russo mentre si trovava parcheggiata in via Caprera a Scampia, luogo di residenza della sorella degli ex boss attuali collaboratori di giustizia Salvatore, Carlo e Vincenzo. Sull’accaduto indaga la polizia di stato: secondo alcune indiscrezioni potrebbe non essersi trattato di un atto teppistico fine a se stesso ma di un vero e proprio avvertimento nei confronti di un parente diretto del gotha del clan Lo Russo, ovvero dei cosiddetti “capitoni di Miano”.




Ormai l’organizzazione dopo il pentimento dei fratelli Lo Russo sarebbe allo sbando : pregiudicati una volta affiliati al gruppo criminale dei “capitoni” oggi per sbarcare il lunario si sarebbero dati alle rapine e ai furti in appartamento. Un particolare che la dice lunga sul declino di un clan fino a poco tempo fa considerato tra i più potenti del sistema partenopeo. Gli inquirenti oltre allo sfregio messo in essere da qualche vecchio affiliato ai Lo Russo per la decisione di pentirsi presa dagli ex ras seguirebbero anche la pista dell’intimidazione nei confronti di un componente diretto della famiglia per ammonire i congiunti dal rilasciare dichiarazioni scottanti ai magistrati.




E qui la cosa si complica : insospettabili colletti bianchi e professionisti di prim’ordine sarebbero stati sul libro paga dei Lo Russo che tra le tante attività avevano il controllo delle pulizie in grossi nosocomi partenopei tramite società di copertura. Non solo : lo spessore criminale dei “capitoni” sarebbe stato tale da mettere gli stessi a conoscenza di grossi segreti della camorra che conta, di intese sottobanco con infedeli servitori dello Stato e collusioni eccellenti con rappresentanti della politica. Particolari che se rilevati ai magistrati potrebbero scatenare un vero e proprio terremoto in città dalle conseguenze inimmaginabili anche all’interno della cosiddetta Napoli bene. In tal senso il gesto intimidatorio potrebbe essere solo un primo ammonimento: in certi contesti ci vuole poco a passare dalle minacce, più o meno velate, all’eliminazione fisica dei soggetti condannati nel più feroce e plateale dei modi.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.