Condanne e perdita della patria potestà per i pusher del clan Elia di Napoli

Sarebbe infatti emerso dalle indagini come i minori fossero utilizzati dai genitori per il confezionamento delle dosi di droga

Sentenze esemplari contro gli spacciatori attivi nella zona del Pallonetto di Napoli : 35 condanne con pene da 6 a 20 anni per i pusher con perdita della patria potestà sui figli per 3 affiliati del clan Elia. Sarebbe infatti emerso dalle indagini come i minori fossero utilizzati dai genitori per il confezionamento delle dosi di droga, principalmente cocaina, da vendere ai clienti. Parliamo di acquirenti di droga legati alla Napoli bene, dei cosiddetti colletti bianchi spesso pronti a puntare il dito contro le fasce esposte della società pur rivolgendosi poi alle stesse per soddisfare i propri vizi, primo tra tutti il consumo di cocaina.




Un particolare questo da sottolineare una volte per tutte: in certi business della camorra giocherebbero un ruolo fondamentale professionisti insospettabili e grossi imprenditori, abili a ripulire il denaro sporco in società di facciata impiegate nei più svariati settori. Un fiume di denaro in grado di corrompere politici, amministratori e infedeli servitori dello Stato. Il fenomeno dello spaccio e degli investimenti di capitali provento delle attività illecite svolte dai clan a Napoli e nell’hinterland è oltremodo complesso: ramificazioni profonde ad un certo livello intersecano due mondi contrapposti solo sulla carta creando di fatto un sistema intoccabile. Altrimenti non si spiegherebbe perché nonostante l’ottimo lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine certi fenomeni criminali non conoscano crisi alcuna. Migliaia di persone di ogni estrazione sociale vivono di questo pane.




Il motivo è semplice: in questa Italia senza mezzi e amicizie influenti non si va lontano, in nessun settore. Ovviamente poi possiamo continuare a credere alle favole e ritenere il costume mafioso tutto sommato una problematica sociale non più grave di tante altre. Senza adeguata scolarizzazione, occupazione e sana aggregazione le vittorie contro la sub cultura camorristica saranno sempre limitate, per non dire inconsistenti. A questo punto c’è da chiedersi se realmente si voglia debellare un cancro sociale dalla capacità offensiva inimmaginabile facendo crollare di conseguenza il muro di omertà tenuto in piedi dalle collusioni eccellenti di chi, in teoria, dovrebbe essere primo antagonista dei mafiosi.

Alfonso Maria Liguori



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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.