Imposero, nell’estate del 2017, diverse assunzioni ad una ditta di Castellammare, nella periferia nord della città. Grazie al sistema di videosorveglianza, furono immediatamente arrestati dalla polizia di Stato. E’ partito in questi giorni il processo contro Vincenzo D’Apice e Agostino Cascone, i due esponenti dei Cesarano che portarono avanti un’estorsione senza successo. Nelle aule del Tribunale di Torre Annunziata è andata in scena la prima udienza con un faccia a faccia tra la vittima e i due ras.
Il titolare della ditta ha ricostruito quei giorni di minacce e pressioni. In modo particolare, D’Apice e Cascone avevano indicato alcune assunzioni da fare assolutamente per ordine della cosca di Ponte Persica. Pur essendo presenti entrambi in aula al momento della testimonianza, l’imprenditore non si è lasciato intimorire e ha spiegato ai giudici tutto quello che successe quasi un anno fa.
Il pluripregiudicato D’Apice
In manette, nel blitz della polizia di Stato, finì anche Vincenzo D’Apice, pluripregiudicato di Castellammare che era tornato in città per un permesso premio. Il ras, infatti, è stato condannato in passato per associazione a delinquere, omicidio, occultamento di cadavere durante la sanguinosa faida di camorra negli anni Ottanta. A sorprendere gli inquirenti è che D’Apice abbia deciso di portare avanti l’estorsione pur essendo in permesso premio, e quindi sotto il controllo delle forze dell’ordine. Lui, al momento, è rinchiuso nuovamente in carcere mentre Cascone ha atteso l’inizio del processo agli arresti domiciliari.