Trucidato a 29 anni Salvatore D’Orsi, ennesima vittima di camorra in una guerra senza fine combattuta tra Napoli e l’hinterland. D’Orsi, alias “Poppetta”, e stato salutato così dagli amici su Facebook : “Ciao poppetta, riposa in pace. Sei stato più di un familiare per me “. Proprio le frasi riportate da Salvatore D’Orsi sulla nota piattaforma sociale indurrebbero a pensare che il 29enne fosse venuto in contrasto con qualche organizzazione criminale operante sul territorio. “Il leone è ferito ma non è morto”, “Non mi fate la guerra che poi la perdete”.
Esternazioni rivolte molto probabilmente contro gli stessi mandanti dell’omicidio : un chiaro messaggio di sfida lanciato contro elementi che D’Orsi riteneva nemici. In merito saranno poi gli inquirenti a fare piena luce. Salvatore D’Orsi era un volto già noto alle forze dell’ordine : a suo carico precedenti per droga e ricettazione. Proprio ieri sul proprio account di Facebook D’ Orsi aveva scritto : “Quando morirò non venire alla tomba per dirmi quanto mi ami e quanto ti manco, perché quelle sono le cose che voglio sentire mentre sono vivo”. Forse si sentiva tradito o non riponeva piena fiducia in persone particolarmente vicine a lui.
I precedenti per droga indurrebbero a pensare ad un regolamento di conti nel mondo dei pusher magari per questioni territoriali o per il mancato rispetto delle regole da parte di D’Orsi imposte da qualche clan egemone in quell’area di Napoli. Qui il quadro si complica : ormai sarebbero saltati tutti i vecchi schemi del sistema e la camorra cambierebbe continuamente assetto tra alleanze sottobanco, baby gang e quello che resta degli storici sodalizi criminali della Nuova Famiglia. Un puzzle difficile da ricomporre per gli stessi investigatori: a questo punto i filmati delle telecamere di sorveglianza presenti in zona potrebbero essere determinanti ai fini dell’identificazione dei sicari. Ancora sangue a macchiare le strade di una città che di questo passo rischia seriamente di implodere sotto il peso delle azioni criminali di clan ormai scatenati.
Alfonso Maria Liguori