Incompatibilità con il regime carcerario per Raffaele Gallo, rampollo del più noto ras di Torre Annunziata Francesco. Già in udienza nel Tribunale di Torre Annunziata Raffaele Gallo era apparso provato, affetto da palesi difficoltà motorie che lo costringevano a muoversi con le stampelle. L’istanza di revoca della custodia in carcere è stata presentata dal legale di Gallo Ciro Ottobre. Secondo la tesi della difesa Raffaele Gallo necessiterebbe di immediata perizia medica al fine di stabilire la reale difficoltà motoria dovute da presunte problematiche serie alle articolazioni.
Il tutto per permettere all’uomo di accedere alle cure necessarie negate in carcere. Eccellente il nome in questione soprattutto per i trascorsi criminali familiari. Il super boss Francesco Gallo, padre appunto di Raffaele, con roccaforte nel rione Penniniello, sarebbe stato per lungo tempo reggente del clan Gallo-Cavalieri, un sodalizio criminale notoriamente attivo nello spaccio di stupefacenti e nel racket a Torre Annunziata. Tra l’altro a rendere ancora più popolare il camorrista oplontino la I serie della nota fiction a tema “Gomorra”, girata in parte proprio nella villa i Francesco Gallo poi confiscata dalla magistratura. Particolari che descrivono bene lo spessore malavitoso dei personaggi in questione dal forte ascendete su una parte dei giovani torresi e in conflitto da sempre con i veri padrini della mala torrese, i Gionta.
Gli uomini di Valentino Gionta, il capo mafia mai pentito , condannato per associazione camorristica, traffico di cocaina, corruzione (2 appalti di edilizia scolastica e rete fognante del Quadrilatero delle Carceri, rione di Torre Annunziata dove lo stesso Gionta abitava, per un giro di affari nel primo caso di 33 miliari di lire e nel secondo di 11 miliardi e 800 milioni), duplice omicidio, concorso in estorsione ai danni dei grossisti del mercato ittico di Torre Annunziata e voto di scambio. Gionta è detenuto dal 1985 nel carcere di Novara e dal 2007 sottoposto al 41 bis conseguentemente alla ripresa della faida a Torre Annunziata.
Alfonso Maria Liguori