Incredibile a Sarno: il Teatro romano circondato dai rifiuti

Una interminabile sequenza di cumuli d’immondizia rende difficile apprezzare la bellezza il sito archeologico

La «Storia» affogata tra rifiuti. Ovvero il degrado dell’area circostante il teatro Romano – Ellenistico di località «Foce», a Sarno, che è diventata un ricettacolo d’immondizia di ogni genere senza che le autorità prendano alcun provvedimento di sorta. In particolare a essere punteggiata da tante mini discariche è la stradina che fiancheggia il teatro. Che, tra le altre, è l’unico posto dal quale, dall’esterno, si può ammirare tanto l’importante opera romana, da un lato, quanto il monte Saro dall’altro. Chi vuole guardare «Storia» dall’alto, difatti non può farlo se non scavalcando e rimanendo in bilico su collinette di rifiuti.




Eppure, quel Teatro, di epoca Ellenistico – Romana, scoperto negli anni Sessanta del secolo scorso, durante i lavori per la realizzazione di un’industria conserviera, è certamente l’edificio pubblico antico più importante dell’intera area. Anche se è stato scavato solo in parte. Attualmente, difatti, si osserva solo una parte dell’Orchestra (era lo spazio destinato a essere occupato dai senatori o dalle personalità della cittadina) e un settore della Cavea, l’area dell’edificio fatta a gradoni dove sedevano cavalieri, militari, e i civili maschi; alle femmine era riservata la parte più lontana. Nell’area di pertinenza del Teatro, inoltre, sono stati rinvenuti numerosi reperti del «Bronzo Antico» e «Medio», ovvero risalenti a epoche tra il 3000 e il 2000 avanti Cristo.




Insomma, si tratta di un’area a forte connotazione storico archeologica che se ben attrezzata potrebbe diventare un sito di grosso interesse per un interessato turismo di nicchia. Forte, anche la denuncia dello stato di abbandono dell’area che arriva dai proprietari dei fondi prossimi all’area protetta i quali chiedono telecamere e multe salate per chi non solo attenta alla salute del territorio ma persino seppellisce tracce uniche della storia antica dell’area.

Romilda Barbato



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